Si sono svolte lo scorso 30 ottobre a Gargallo le esequie dell’avvocato Giuseppe Sacco. Era caduto rovinosamente il 20 luglio nella sua camera presso il Centro Anziani “Padre Picco” di Gozzano riportando lesioni gravissime. Purtroppo le cure prestate presso gli ospedali di Novara e Borgomanero non sono valse né a risparmiargli lunghi mesi di crudele sofferenza né a evitare il peggio.
Giuseppe Sacco non era un comunista, ma è stato un uomo che, dopo una lunga e intensa ricerca personale, ha deciso di collocarsi nella sinistra in anni in cui questa scelta, specialmente nella nostra zona, non era affatto facile né indolore. Colto, sensibile e aperto è stato un amministratore onesto, competente e scrupoloso, estraneo al mercato della politica, di quelli di un tempo che oggi sono diventati merce rarissima.
Era nato il 16 gennaio 1930 a Gargallo dove i genitori avevano un piccolo esercizio di drogheria. Completati gli studi giuridici aveva trovato impiego presso lo studio dell’avvocato Ravasio a Omegna. Giovanissimo, negli anni inquieti ma pieni di entusiasmo e speranze dell’immediato dopoguerra, si era accostato alla politica. Dapprima aveva militato nella sinistra democristiana, ma era uscito dal partito nell’ottobre 1951, a seguito delle dimissioni di Giuseppe Dossetti dal Consiglio Nazionale del partito, intraprendendo un percorso che lo avrebbe condotto nell’area socialista.
L’anno dopo, il Paese attraversò un momento di grave crisi politica e istituzionale a causa della discussione sulla legge maggioritaria che Piero Calamandrei, nella seduta della Camera del 12 dicembre 1952, definì “legge truffa”. Con l’approvazione della nuova legge elettorale, lo stesso Calamandrei, con Ferruccio Parri, uscito dal Partito Repubblicano il 6 aprile 1953, e alcuni ex azionisti, diede vita al raggruppamento di Unità Popolare. Intanto, il 27 settembre 1953, a Belgirate, nasceva la nuova corrente democristiana della Base per iniziativa di Giovanni Marcora, appoggiata da Enrico Mattei con referente novarese l’ing. Capuani, il padrone della Pan Electric. Contemporaneamente, Giulio Pastore radunava la corrente dei sindacalisti cattolici di Forze Sociali. Giuseppe Sacco scelse una collocazione laica nell’ambito di Unità Popolare.
A pochi mesi dalla morte di Calamandrei, il 30 giugno 1957, il congresso di Unità Popolare decise lo scioglimento del gruppo e la sua confluenza nel Partito Socialista. Buona parte degli aderenti, tra cui Giuseppe Sacco che si riconobbe nella corrente di Lelio Basso, reduce da una significativa affermazione nel XXXII Congresso socialista di febbraio, seguirono questa indicazione. Altri componenti di Unità Popolare preferirono invece trovare collocazione nel Partito Radicale di Mario Pannunzio ed Ernesto Rossi.
L’adesione di Sacco al Partito Socialista segnò l’avvio di un’appassionata militanza politica e culturale. Fu eletto amministratore comunale e prese parte a diverse iniziative, tra cui il Gruppo di cultura storica e politica, tese a risvegliare un impegno civile e progressista in una zona da sempre apatica, incolta, dominata dalla Democrazia Cristiana e dalla sua fitta rete di organizzazioni collaterali e confessionali.
Il 30 ottobre 1966, nel Palazzetto dello Sport di Roma, si celebrò il rito dell’unificazione tra i socialisti e i socialdemocratici, la cui scissione nel 1948 aveva segnato una tappa importante nella strategia di divisione del movimento operaio e nell’indebolimento dell’alleanza elettorale del Fronte Popolare. Giuseppe Sacco non aderì all’ircocervo del Partito Socialista Unitario, che giustamente ebbe vita assai breve e ancor più travagliata, e con alcuni socialisti dissidenti fondò il Circolo “L’Astrolabio” di Borgomanero legato a Parri e ai parlamentari della Sinistra Indipendente. Quando il gruppo decise di darsi un proprio giornale, il mensile “Circolo 70” il cui primo numero uscì sempre a Borgomanero il 26 aprile 1970, Giuseppe Sacco provvide alla correzione delle bozze, al disbrigo del lavoro redazionale e scrisse numerosi articoli. Per esempio, suoi sono alcuni editoriali e quasi tutti i pezzi sulla Bemberg, allora la maggiore industria del circondario. Nel 1971, Sacco fu tra i promotori del Circolo Popolare di Cultura di Borgomanero che, si legge nel programma, “si pone come obiettivo primario la crescita della presa di coscienza nelle classi popolari della incompatibilità dei loro interessi con quelli della classe capitalistica”. Il Circolo Popolare e L’Astrolabio nacquero come un progetti unitari e terreni di confronto per tutta la sinistra, aperti al contributo delle nuove avanguardie di fabbrica emerse durante le lotte dell’autunno caldo, del movimento degli studenti e delle forze intellettuali. Il circolo di via dei Mille esaurì la sua spinta propulsiva sul finire degli anni Settanta e chiuse i battenti nel 1985. La redazione e l’amministrazione di “Circolo 70” pertanto furono trasferiti a Novara.
Sacco fu tra i promotori e il paziente tessitore della lista unitaria di sinistra di Democrazia e Lavoro che si presentò il 7 giugno 1970 alle elezioni comunali di Gargallo. La lista ebbe 441 voti contro i 285 voti ottenuti dalla destra e inaugurò una nuova stagione amministrativa nel piccolo municipio ai piedi del lago d’Orta. Il progetto di Democrazia e Lavoro segnò finalmente l’uscita dai contrasti strapaesani e dalla contrapposizione tra i clan del “campanile” e delle “mani crociate” che per anni avevano lacerato e paralizzato lo sviluppo e il progresso dell’amministrazione locale. Giuseppe Sacco è stato sindaco di Gargallo tra il 1970 e il 1990 e quindi vicesindaco per un successivo mandato. Le amministrazioni da lui dirette con rettitudine e fermezza hanno realizzato il nuovo cimitero, il nuovo edifico scolastico e il palazzo comunale del paese. Mentre ricopriva la carica di sindaco, si svolse la battaglia ambientalista contro la discarica di Chepoli, la cui realizzazione era stata appoggiata sia dalla regione sia dal comune.
Dice un vecchio proverbio maghrebino che quando scompare un anziano brucia un’intera biblioteca. Nonostante avesse superato la ottantina, Giuseppe Sacco, con la sua memoria analitica e col suo ricordo preciso e nitido, era veramente un archivio vivente di quasi mezzo secolo di storia della sinistra dell’alto novarese. Proposta Comunista aveva iniziato lo scorso anno con lui un lavoro di raccolta di materiale e di ricostruzione critica di quel periodo. Quel lavoro purtroppo finisce qui.
15 ottobre 2011