Venerdì 26 ottobre, alle ore 21, presso il Circolo operaio Arci Casa del popolo di Maggiora (piazza Antonelli),
si terrà il “plenum” di Proposta comunista con la partecipazione del compagno EUGENIO PESCIO che illustrerà la sua esperienza di vita, l’impegno, le lotte e le conquiste avvenute nel dopoguerra e le mutazioni del mondo contadino e agrario. Un momento di storia, di conoscenza, di riflessione per capire i problemi del mondo contadino e guardare al futuro di un settore economico vitale e decisivo per il nostro Paese. Invitiamo tutti i compagni a partecipare e a estendere l’invito a tutti gli interessati.
Il compagno Eugenio Pescio è stato a lungo responsabile dell’ Alleanza dei Contadini nella provincia di Novara e non solo, organizzazione sindacale di sinistra dal dopoguerra in poi ha costruito lotte emancipazione e conquiste sociali e culturali importanti per il mondo agricolo e contadino in Italia. Ora questo enorme
e importante patrimonio si è trasformato nella CIA, Confederazione Italiana Agricoltori. Ma come spesso è avvenuto a sinistra in Italia, non è più quella gloriosa organizzazione.
Im preparazione del plenum di venerdì 26 ottobre vogliamo pubblicare una prima testimonianza di vita del compagno Pescio che bene rappresenta la Storia italiana, quella vera umile, lavorativa di tanti giovani. Un patrimonio culturale e intellettuale che non deve andare disperso e che noi Comunisti di Proposta Comunista guardando al futuro, vogliamo conservare e fare nostro.
Correva l’anno 1943…
LA SCUOLA ELEMENTARE.
“Portami il compito “pulcino”: so che l’hai già terminato e voglio controllare se hai fatto errori”. “Pulcino” era il nomignolo che la maestra Bagliano, (miainsegnate dall’inizio delle scuole elementari) mi aveva appioppato sin dal primo giorno di scuola perché oltre ad essere il più giovane della classe ,nato il 30 dicembre, ero anche il più mingherlino fisicamente, tanto da dover mettere due mattoni sulla panca in cui sedevo per permettermi di raggiungere il banco per leggere e scrivere. Le portai il quaderno con il compito, lo esaminò attentamente come era sua abitudine e dopo aver apposto un “buono” con la punta blu del “matitone” di due colori opposti, continuò con i commenti a voce alta in modo che anche tutta la scolaresca ascoltasse : “in aritmetica stai facendo buoni progressi, non male anche nelle altre materie; però difetti ancora in altri aspetti e in modo particolare nell’ordine” e, così dicendo mi fece notare due macchioline di inchiostro cadute sul foglio a causa del pennino ormai consunto infilato nella “penna” di legno; proseguì “così pure nell’igiene personale come si vede dalle macchie scure sulle ginocchia”. (in quell’epoca tutti gli scolari portavano i pantaloncini corti con un grembiulino nero allacciato sul fondo schiena) Punto sul vivo ribattei che non erano macchie di sporco ma bensì croste di sangue raggrumato causato dalle cadute durante le partite di pallone. Senza ribattere continuò : “ quando hai iniziato la scuola quattro anni fa non sapevi neppure fare le aste e parlavi solo il dialetto “carpignanese”. Sei cresciuto da allora e non solo fisicamente; ti vedo interessato alla storia e anche alla formazione ginnico pertanto da domani non ti chiamerò più ”pulcino” ma con il tuo vero nome. Uno dei prossimi giorni chiederò un incontro con tuo padre per farti continuare le scuole superiori, dopo la quinta che terminerai l’anno prossimo e tanto per cominciare ti comunico che sabato prossimo durante la formazione ginnica verrai promosso a “vice capo manipolo dei balilla” della nostra classe; pertanto di a tua madre di stirare la camicetta nera e i calzoncini, lucidare le scarpe nere e sistemare per bene il “fez” e il “fiocchetto”. Se continuerai così” proseguì “ potrai diventare presto un buon avanguardista” e, con tono di voce che trasmetteva preoccupazione terminò con …” Dio solo sa quanto il duce e la nostra Nazione ne hanno bisogno”. Dopo queste ultime parole mi congedò permettendomi di uscire prima dell’orario stabilito per coloro che frequentavano il dopo scuola. Rimasi molto sorpreso e stupito dalle parole della maestra Bagliano perché in passato mi era sempre apparsa molto sicura di sé, delle sue ideologie fasciste e del suo ruolo, rigida e pretenziosa con tutti, ed anche perché a quell’epoca pensavo solo solamente ai giochi con i miei coetanei, pertanto il duce, la nazione e le incombenze scolastiche le consideravo solo un obbligo a cui anche se ero ancoro bambino, non potevo sottrarmi.
Eugenio Pescio