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LA ROSA ROSSA DI BERLINO

Rosa Luxemburg fu uccisa il 15 gennaio del 1919. Fu rapita e assassinata con Karl Liebknecht dai soldati dei Freikorps, i gruppi paramilitari di destra agli ordini del governo del socialdemocratico Friedrich Ebert e del ministro della Difesa, anche lui socialdemocratico, Gustav Noske. Il corpo di Rosa fu gettato come uno straccio in un canale e fu ritrovato solo mesi dopo.
Due mesi prima in Germania, il 9 novembre 1918, sulle macerie fumanti lasciate dalla guerra, erano nati i Consigli degli operai e dei soldati. Il kaiser fu costretto ad abdicare e fuggì nei Paesi Bassi. I marinai di Kiel si ammutinarono, quelli di Colonia impugnarono le armi a fianco dei lavoratori e l’insurrezione dilagò nei porti e in tutte le principali città del paese dove la bandiera rossa ormai sventolava sui principali edifici pubblici. Si era creato un dualismo di potere come quello della rivoluzione di febbraio in Russia. Il potere formale era nelle mani del governo repubblicano, ma quello reale apparteneva ai consigli, una situazione che né la borghesia né Ebert e i suoi ministri potevano tollerare. La repressione fu rapidamente preparata, preceduta da una feroce campagna di stampa contro la Lega di Spartaco, l’avanguardia politica più lucida della rivoluzione tedesca. Lo sviluppo dei Freikorps fu sostenuto e incoraggiato. Infine, il governo decise di rimuovere il capo della polizia di Berlino, Emil Eichorn, notoriamente schierato dalla parte dei soviet. Il suo rifiuto di dimettersi fu sostenuto da un’imponente manifestazione di massa il 5 gennaio a Berlino e dalla formazione di un “comitato rivoluzionario” composto dalla Kpd, dall’Uspd e dai consigli rivoluzionari. Iniziò in questo modo la “settimana spartachista” di Berlino, un tentativo insurrezionale che la stessa Luxemburg giudicò prematuro ma che non riuscì a fermare. Ebert e Noske, che avevano predisposto con cura la prova di forza, abbandonarono la capitale nelle mani delle belve sanguinarie dei Freikorps. Con Rosa e Karl centinaia di operai berlinesi e di spartachisti furono massacrati e migliaia arrestati.
In questo modo fu soffocato il tentativo rivoluzionario tedesco del 1918-1919.
Karl Liebknecht, nato a Lipsia nel 1871, entrò a far parte del SPD e ricoprì la carica di presidente dell’Internazionale socialista giovanile. Presto indirizzò il suo impegno politico contro il militarismo. Nel 1914, fondò con Rosa la Lega di Spartaco e il 2 dicembre, a guerra iniziata, fu l’unico deputato tedesco a votare contro i crediti di guerra. Rifiutò di impugnare le armi, fu processato e incarcerato. Karl diventò in questo modo una sintesi vivente, un simbolo dell’internazionalismo socialista. Di lui scrisse Antonio Gramsci: «Oggi il sacrifico di Liebknecht ci appare in tutta la pienezza del valore ch’esso ha avuto, non solo nella storia della rivoluzione europea, ma nella stessa intima storia della formazione nelle file del proletariato di una precisa coscienza e di una valida capacità di azione».
Ebrea, nata in Polonia nel 1871, Rosa Luxemburg iniziò a soli 16 anni il suo impegno socialista, lottando per la libertà contro l’autocrazia dello zar, spinta dalla solidarietà contro lo sfruttamento patito dalle masse operaie, dai contadini poveri e dai popoli oppressi. Costretta all’esilio, fu in Svizzera, dove approfondì lo studio del marxismo ma anche quello dell’arte e della scienza. Agli inizi del Novecento, si trasferì in Germania pagando il suo impegno politico alla testa del movimento socialista internazionale di nuovo con l’esilio, con il carcere dove fu rinchiusa per tre anni e infine con la morte.
Bertolt Brecht le dedicò nel 1919 un Epitaffio:

«Die rote Rosa nun auch verschwand.
Wo sie liegt, ist unbekannt.
Weil sie den Armen die Wahrheit gesagt
Haben die Reichen sie aus der Welt gejagt»

«Ora è sparita anche la Rosa rossa.
Dov’ è sepolta non si sa.
Siccome disse ai poveri la verità
I ricchi l’hanno spedita nell’aldilà»

Pubblicazione non periodica a cura di ass. culturale Proposta Comunista - Maggiora (NO) - CF e PIVA 91017170035
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