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IL NOSTRO 25 APRILE

La nostra bandiera, il nostro futuro

76 anni da quel giorno glorioso di Liberazione, di riscatto di un popolo. Una vittoria per conquistare, per riappropriarsi di libertà, dignità, speranza e di un futuro nuovo e migliore. Questi pensieri e sentimenti credo fossero nella mente e nel cuore di quei tanti giovani scesi dalle montagne mal vestiti, affamati e male armati, rispetto alle armate presenti, tedesche, americane e inglesi, ma anche degli stessi fascisti repubblichini. Eppure avevano vinto scrivendo una nuova storia. Una pagina indelebile. In quella pagina di storia una parte consistente di popolazione opportunista salì sul carro del vincitore per fare i propri interessi, timorosa di cambiamenti radicali della società. Una parte minoritaria, ma non secondaria, operò con atti terroristici, sabotaggi e morti contro la democrazia e la Liberazione già pochi giorni dopo la fine della guerra (al Sud e a Roma, il terrorismo fascista era già in piena attività dagli sbarchi alleati in poi). Erano le squadracce, i gruppi fascisti e nazisti della repubblichina di Salò come le SAM. Seguirono nuove sigle e gruppi ma continuarono ad insanguinare il nostro Paese, la nostra Repubblica con stragi, piazza Fontana, Brescia, Italicus, Bologna ed altre ancora, e tentativi di colpi di Stato, dal Sifar del generale De Lorenzo a Julio Valerio Borghese all’inizio degli anni ’70. La parte opportunista della maggioranza del Paese ebbe il sopravvento e i rapporti di forza non permisero allora una Norimberga italiana. Considerando inoltre l’Italia occupata dalle truppe alleate.

Di lì a poco quei ragazzi che avevano donato libertà, riscatto e dignità all’Italia, che aveva potuto partecipare alle trattative di Pace a Parigi senza il cappello in mano, si trovarono accusati, infamati, condannati. Iniziò il processo alla Resistenza. La Resistenza quella dei partiti della sinistra, più esplicitamente del PCI. Partigiani comunisti furono condannati ingiustamente, patirono il carcere, discriminazioni, scomuniche e l’esilio nei paesi dell’Est. Si seppe di nuovo Resistere alle stragi di contadini in Sicilia, alle manganellate dei celerini di Scelba, alle schedature e ai licenziamenti politici della Fiat e delle grandi fabbriche. Una forte ideologia, valori, ideali, umanità portarono la sinistra a contrastare la Democrazia Cristiana sempre molto incline alle sirene della destra fascista del MSI. Negli anni si conquistarono diritti per i lavoratori, la scala mobile, leggi civili e profonde riforme dalla legge Basaglia alla sanità, dall’equo canone a una scuola accessibile a tutti anche ai figli degli operai.

Mi limito a queste “emozioni” perché con la sconfitta pesante del pensiero comunista Italia dovuto allo scioglimento-suicidio del PCI, pur con tutti i limiti e gli errori, inarrestabile sarebbe lo sconforto e la rassegnazione al presente tremendo, grave, pericoloso. Cosa rimane di quella Liberazione di 76 anni fa? Di quelle sofferenze, dei lutti e dei dolori, ma anche di quelle tante conquiste “rivoluzionarie” avvenute grazie alla Resistenza in un paese bigotto, capitalista e retrogrado come il nostro? Forse ben poco. Forse il ricordo non in molti di quella mirabile stagione di lotta e di vita. Ora del pensiero comunista che fu fondamento della Resistenza e della democrazia in Italia sono rimasti solo cespugli, frutto di continue divisioni dovute a egoismi e personalismi irrefrenabili che molto hanno a che fare con la cultura egoistica e esibizionista capitalista e poco con la solidarietà socialista. Allora sciogliamoli questi cespugli, mai e mal cresciuti sulla rubata eredità politica della sinistra parlamentare e non e del PCI. Dobbiamo ripartire dai valori della Resistenza e della Costituzione da difendere perché attaccata, inosservata, spesso vilipesa per gli interessi del potere. Dobbiamo ripartire dal nostro 25 aprile e ricostruire un rapporto unitario fra tutti i comunisti, quelli che ci stanno. Non si può pensare di fare una fotocopia di quella sinistra o del PCI. Abbiamo bisogno di costruire una forza comunista nuova, del XXI secolo. Che affondi le radici nella storia infinita delle lotte e delle conquiste, ma anche delle sconfitte, del movimento comunista che guardi avanti, oltre. Ricostruire un  percorso di studio, analisi per una forza ideologicamente forte, cosciente e preparata, con un progetto di società socialista e di superamento delle ingiustizie e disuguaglianze del sistema capitalista. Un progetto per cambiare la società e il mondo radicalmente diverso dall’oggi, per salvare il pianeta e la vita degli uomini. Una nuova idea di socialismo, di una nuova pratica comunista, senza burocratismi e fotocopie di burocrati fuori dal tempo. Un nuovo indispensabile internazionalismo perché lo richiede un mondo in mano al pensiero unico o quasi del sistema capitalista, seppur resistano ancora aree e paesi che non si sono arresi. Un lavoro lungo difficile, ma inevitabile si si vuol dare e avere una speranza di vita migliore. Il lavoro, la democrazia, la socialità, la solidarietà, la giustizia sociale, la struttura della società consumistica e dello spreco, il rispetto dell’ambiente e un nuovo modo di produrre, e di cosa produrre. Sono solo alcuni temi su cui costruire un percorso fra comunisti per opporsi al sistema capitalista e progettare il suo superamento. Ricominciamo da noi. Lo fecero quei giovani che scesero dalle montagne con l’entusiasmo e la forza dei vent’anni. Noi di Proposta Comunista ripartiamo da loro e dalla ragione della nostra storia.

 

Pubblicazione non periodica a cura di ass. culturale Proposta Comunista - Maggiora (NO) - CF e PIVA 91017170035
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