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RICORDO DEGLI EROI DI LENINGRADO

La sinfonia n.7 di Šostakovič, l'eroismo di una città e la miseria del revisionismo

Il 22 giugno 1941 la Germania nazista scatenò l'assalto all'Unione Sovietica. La città di Leningrado era uno dei tre obiettivi prioritari dell'Operazione Barbarossa a causa della posizione strategica della città, la presenza della base della flotta del Baltico e di importanti industrie oltre che del valore simbolico che rappresentava agli occhi di Hitler la culla del bolscevismo sovietico. Il generale Halder annotò nel proprio diario, l'8 luglio del 1941: “l'inflessibile decisione del Fuhrer è di radere al suolo Mosca e Leningrado onde disfarsi interamente della popolazione di queste città”. La sua mancata conquista fu una delle più dure sconfitte della “guerra lampo” che Adolf Hitler aveva sognato di terminare in sei o otto settimane. Il 30 agosto 1941, le divisioni tedesche raggiunsero il fiume Neva, tagliando le comunicazioni ferroviarie e, con esse, la possibilità di rifornire di viveri e materiale bellico la città. L'8 settembre l'accerchiamento era completo. Iniziò così un assedio che sarebbe durato novecento giorni, sotto i continui bombardamenti e attacchi nazisti e il tormento della fame che causarono più di un milione di morti. La tragicità e la ferocia che caratterizzò l'aggressione, la tenacia e l'eroismo dei soldati e della popolazione sovietica sono incomparabili con quelle del fronte occidentale. Fu la resistenza dell'Armata Rossa, dei volontari, del popolo di Leningrado alla quale parteciparono gli esponenti della cultura che permisero che la città di Lenin e della Rivoluzione non cadesse. Le scuole rimasero aperte e all'Ermitage nel 1941 venne ricordato il quinto centenario della nascita del poeta uzbeko Alisher Navoi e, successivamente, venne eseguita la sinfonia n. 7 di Šostakovič.

 

Dmitrij Šostakovič iniziò a comporre la Sinfonia N. 7 “Leningrado” nel settembre 1941 quando intorno alla città sulla Neva si chiudeva l’anello del blocco. Il 16 settembre pronunciò alla radio di Leningrado un breve discorso. Parlando della sua opera disse: “Tra qualche tempo ultimerò la mia Settima sinfonia. Sto lavorando in fretta e con facilità. Il mio pensiero è chiaro e creativo. La mia opera si avvicina alla conclusione. E allora di nuovo prenderò la parola nell’etere con la mia composizione e con grande agitazione attenderò il giudizio severo e amichevole sul mio lavoro. Vi assicuro, a nome di tutti i leningradesi, operatori della cultura e dell’arte, che siamo invincibili e che resteremo sempre al nostro posto di lotta.”

 

In quei giorni, il compositore inoltrò la richiesta di essere inviato al fronte. Invece, gli fu ordinato di prepararsi per essere evacuato e ben presto venne mandato con la sua famiglia a Mosca e poi a Kujbyšev. Lì il compositore il 27 dicembre terminò la sinfonia.
La prima della sinfonia ebbe luogo il 5 marzo 1942 a  Kujbyšev. Il successo fu così schiacciante che il giorno successivo una copia della partitura fu recapitata a Mosca in aereo. La prima esecuzione a Mosca si tenne nella Sala delle Colonne della Casa delle Unioni Sindacali il 29 marzo 1942.

 

I maggiori direttori d’orchestra  in America come Leopold Stokowski e Arturo Toscanini (radio-NBC Symphony Orchestra di New York), Sergei Koussevitzky (Boston Symphony Orchestra), Eugene Ormandy (Philadelphia Symphony Orchestra), Arthur Rodzinskij (Orchestra Sinfonica di Cleveland) si rivolsero alla società di tutta l’Unione delle relazioni culturali con l’estero (VOKS) con la richiesta di inviare urgentemente in aereo negli Stati Uniti quattro copie della musica della “Sinfonia N.7” di Šostakovič e la registrazione su pellicola dell’esecuzione della Sinfonia in Unione Sovietica. Riferirono che la “Sinfonia N.7” sarebbe stata preparata simultaneamente da loro e i primi concerti si sarebbero tenuti lo stesso giorno; un caso senza precedenti nella vita musicale degli Stati Uniti. La stessa richiesta giunse dall'Inghilterra.

La partitura della sinfonia fu inviata negli Stati Uniti con un velivolo militare e la prima esecuzione della Sinfonia “Leningrado” a New York fu trasmessa dalle radiostazioni di Stati Uniti, Canada e America Latina. La ascoltarono circa 20 milioni persone.

 

Ma con particolare impazienza nella Leningrado sotto assedio aspettavano la “loro” Sinfonia N.7. Il 2 luglio 1942  il ventenne pilota tenente Litvinov sotto il tiro continuo dei cannoni tedeschi, rompendo l’anello di fuoco, consegnò nella città sotto assedio farmaci e quattro volumi di spartiti con la partitura della Sinfonia N.7. Presso l’aerodromo erano già in attesa degli spartiti e li portarono via come il gioiello più prezioso.

 

Ma quando Karl Eliasberg, direttore capo del Radio Comitato dell’Orchestra Sinfonica di Leningrado aprì il primo dei quattro quaderni della partitura, si incupì: anziché le solite tre trombe, tre tromboni e quattro corni in Šostakovič c’era due volte tanto. Aveva aggiunto anche i tamburi! Inoltre, Šostakovič aveva scritto sulla partitura: “La partecipazione di questi strumenti nell’esecuzione della Sinfonia è obbligatoria”. E “obbligatoria” scritto in grassetto sottolineato. Divenne chiaro che con i pochi musicisti che ancora  rimanevano nell’Orchestra, la Sinfonia non si poteva eseguire. E inoltre i musicisti avevano suonato al loro ultimo concerto nel dicembre del 1941.

 

Dopo l’inverno di fame nera del 1941, nell’Orchestra erano rimaste solo 15 persone quando ne era richiesto più di un centinaio. Galina Leljuchino, flautista dell’Orchestra composta durante l’assedio, racconta: “Per radio annunciarono che tutti i musicisti erano invitati a partecipare. Era difficile camminare. Avevo lo scorbuto e i piedi mi facevano davvero male. All’inizio eravamo in nove, ma poi arrivarono più persone. Trasportarono su una slitta il direttore Eliasberg, perché  era debole a causa della fame. Convocarono anche gli uomini dalle linee del fronte. Invece delle armi dovettero prendere in mano strumenti musicali. La Sinfonia richiedeva notevoli sforzi fisici, soprattutto le parti dei fiati — un carico enorme per la città dove già era difficile respirare.” Eliasberg trovò il batterista Žavdet Ajdarov in un obitorio, dove notò che le dita del musicista si muovevano leggermente. “Sì, è vivo! “. Barcollando per la debolezza, Karl Eliasberg visitò gli ospedali in cerca di musicisti. Dal fronte trascinarono un trombonista dalla compagnia mitragliatrice, un suonatore di corno dal reggimento antiaereo. Un violista fuggì dall’ospedale, un flautista fu portato su una slitta, aveva perso le gambe. Il trombettista arrivò con gli stivali di feltro, nonostante fosse estate: i piedi gonfi a causa della fame non entravano in altre scarpe.

Il clarinettista Victor Kozlov ricordò: “Alla prima prova, alcuni musicisti non furono fisicamente in grado di salire al secondo piano, ascoltarono di sotto. Talmente tanto erano stati tormentati dalla fame. Ora è impossibile persino immaginare un tale svuotamento. Le persone non potevano stare sedute, per quanto erano ridotte pelle e ossa. Dovettero stare in piedi durante le prove.”

Il primo oboe dell’orchestra, la signora Ksenia Matus ricorda che stentava a riconoscere i suoi colleghi. “Quando arrivai nell'atrio della Filarmonica mi spaventai! Tutti i colleghi che conoscevo erano scheletrici, coperti di fuliggine e sporchi, affamati e vestiti in modo disastroso. Ma erano lì. Eliasberg salì sul podio, le sue braccia tremavano e io me lo immaginavo come un uccello ferito con le ali spezzate che non riesce a volare. Ma non cadde come pensavamo”.

Il 9 agosto 1942  nella Leningrado sotto assedio, La Grande  Orchestra Sinfonica sotto la direzione di Karl Eliasberg (di nazionalità tedesca) eseguì la settima sinfonia di Dmitrij Šostakovič. La scelta del direttore d'orchestra fu fatta il giorno prima dell'esecuzione e questa scelta non fu certamente casuale. I tedeschi erano convinti che, proprio in quella data, la città sarebbe già stata occupata — stavano addirittura preparando gli inviti al banchetto nel ristorante dell’hotel “Astoria”.

 

Il giorno dell’esecuzione della sinfonia tutte le forze dell’artiglieria di Leningrado furono gettate nelle postazioni nemiche prevenendo i piani nazisti di interrompere il concerto. L'Armata Rossa ottenne così le due ore di silenzio necessarie al concerto. Nonostante il pericolo delle bombe e degli attacchi aerei, nella Filarmonica erano stati accesi tutti i lampadari e le porte e le finestre aperte in modo che chi era all'esterno potesse sentire. La sinfonia fu trasmessa alla radio, così come dagli altoparlanti della rete urbana. La ascoltarono non solo i residenti, ma anche le truppe tedesche che assediavano Leningrado e che erano sicure che la città fosse praticamente morta.

 

La sinfonia ha quattro movimenti. Il primo è intitolato “Guerra” e inizia con una musica lirica che descrive la vita pacifica e serena dell'URSS prima dell'invasione fascista. Il violino viene progressivamente sovrastato da un tamburo lontano che simboleggia “L'invasione” che si ripete con un numero crescente di strumenti e un suono sempre più forte che è seguito da un passaggio più lento che simboleggia il dolore e il lamento per i caduti.

Nel secondo movimento “Memorie” sono ricordati i tempi felici ma velati dalla tristezza.

Il terzo movimento, “Ampie distese della nostra terra”, ricorda l'eroismo e l'umanità del popolo e la bellezza e lo splendore della patria russa.

Del quarto movimento “Vittoria” lo stesso Šostakovič dice: “La mia idea di vittoria non è qualcosa di brutale; è piuttosto la vittoria della luce sull'oscurità, dell'umanità sulla barbarie, della ragione sulla reazione”. Il movimento descrive l'attività del popolo in tempo di pace, pieno di speranza e felicità. Poi i tamburi e le armi sovrastano quell'atmosfera e la musica marcia, combatte, resiste. La vittoria non è facile ma lentamente la musica si muove verso la conclusione; la vittoria. Eppure l'epilogo contiene un suono doloroso che non dimentica le sofferenze inimmaginabili portate dalla ferocia della guerra e che non consente alla sinfonia di terminare con un semplice trionfo.

 

Il 27 gennaio 1944, l'Armata Rossa, con una deciso attacco alle linee tedesche, spezzò l'assedio di Leningrado e, nel corso dell'estate anche le truppe finlandesi furono cacciate dal suolo sovietico.

Dopo la guerra, due ex soldati tedeschi, che avevano combattuto nei pressi di Leningrado, rintracciarono Eliasberg e gli confessarono: “Allora, il 9 agosto 1942, ci rendemmo conto che avremmo perso la guerra.”

 

Nell'aprile 2017 San Pietroburgo (il nome attuale di Leningrado) subisce un attacco terroristico. Dopo attacchi simili nelle città dell'Europa occidentale vengono esposte le bandiere della nazione colpita. Berlino ha sempre issato la bandiera nazionale del paese vittima sulla porta di Brandeburgo come espressione di solidarietà ma non questa volta, perché San Pietroburgo non ha alcun “rapporto speciale” con Berlino, secondo il sindaco, nativo di Berlino Ovest. Forse a causa del revisionismo storico imperante in occidente, non ha mai sentito parlare di Leningrado.

 

Ottantuno anni dopo l'esecuzione della sinfonia di  Šostakovič nella Leningrado assediata, lungo il confine occidentale della Russia, i carri armati, i missili e le truppe NATO si stanno preparando alla guerra... e i toni dei comunicati e dei telegiornali dei paesi del cosiddetto “occidente” non sono molto diversi da quelli dei cinegiornali di ottanta anni fa...

 

 

 

 

 

Ricordo in onore degli eroi di Leningrado con testi tratti da:

Valeria Tocci russiaintraslation.com

Lorenzo Costa www.linvito.net

Jenny Farrell resistenze.org

Pubblicazione non periodica a cura di ass. culturale Proposta Comunista - Maggiora (NO) - CF e PIVA 91017170035
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