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CILE: L’OMBRA DI PINOCHET SULLA NUOVA COSTITUZIONE

Si vota il 4 settembre per la nuova Costituzione. Il «rechazo» (rifiuto) della nuova Costituzione nei sondaggi sopravanza l’«apruebo» (approvo) oramai da qualche mese, seppur nell’ultima settimana vi sia un recupero dei Sì. Il divario però rimane importante. In Cile è da ormai un decennio, con il consolidarsi del processo democratico, che la società civile chiede di togliere la costituzione fascista di Pinochet del 1980, più volte modificata, ma ancora in vigore. Il 2019 fu un anno di imponenti manifestazioni di protesta in Cile, obbligando il Parlamento a trovare un accordo, firmato il 15 novembre, che ha posto le basi per l’inizio del processo di una nuova Costituzione. Il popolo cileno ha avviato il percorso per una nuova Carta con un plebiscito all’80% dei consensi favorevole alla realizzazione della nuova Carta nell’ottobre del 2020 e con l’elezione di 155 delegati, la Convenzione, deputati a scrivere la Costituzione, premiando candidati indipendenti lontani dalla casta politica e castigando le forze di destra pur presenti nella Convenzione. La reazione del potere e della reazione è stata da subito pesante. I delegati dei partiti tradizionali vicini al centro sinistra, Fruente Amplio, Partito Socialista legati alla ex Concertacion, favoriti dalla norma della necessità di approvare gli articoli con il 75% dei voti, si sono coalizzati con la destra per bocciare le proposte della sinistra radicale e sociale che, seppur con la maggioranza relativa, non venivano approvate. Lo scontro nella Convenzione e nel paese ha assunto toni sempre più accesi e aspri. I contrari a una Carta innovativa proposta dalla sinistra hanno avviato una campagna di discredito, di fake news, la classica propaganda falsa, usufruendo di voltafaccia di personaggi come l’ex presidente democristiano Frei, passato con i “rechazo”, a dispetto del suo partito e di contradditorie e ambigue prese di posizione dell’ex presidente socialista Lagos. I poteri forti che gestiscono e controllano l’informazione in Cile, un duopolio, hanno alimentato una campagna di fake news che vanno da: «la nuova carta ti porta via la casa» ad altre pesanti falsità a cui i promotori dell’“apruebo”, stentano a rispondere. La situazione sociale è peggiorata e il governo di sinistra di Boric che sostiene la Carta, salutato come una ventata di novità e di cambiamento, perde colpi e pezzi. Si sa, le difficoltà aiutano e molto ad andare dove tira il vento. I sostenitori della Carta in queste ultime settimane sono impegnati ad andare nei territori, nei quartieri e nei borghi per recuperare rapporto con il popolo spiegando le innovazioni anche importanti della nuova Carta in votazione il 4 settembre. Una Carta progressista, la prima al mondo scritta da una Convenzione con parità di genere, che si definisce ecologica, elaborata nel contesto del cambiamento climatico mondiale, che riconosce la natura come soggetto con diritti, che trasforma il Cile in uno stato sociale plurinazionale, con specifici diritti ai popoli indigeni, che pone le basi per l’aborto, la scuola e la sanità pubblica. Un paese, il Cile, con ancora molta nostalgia per Pinochet, con l’aquila imperialista americana sempre in agguato e molte contraddizioni. Solo l’approvazione di una nuova Costituzione può dare una svolta al paese. Il 4 settembre 2022, potrebbe diventare una data storica non solo per il Cile, che può liberarsi dell’ombra di Pinochet, ma anche per tutta l’America Latina che così dimostrerà di riuscire a fare i conti con il suo passato tragico e doloroso.

Pubblicazione non periodica a cura di ass. culturale Proposta Comunista - Maggiora (NO) - CF e PIVA 91017170035
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