La specie umana è per natura nomade e da dove provenissero i primi abitanti dell’Italia poco si sa. Si dice che molti fossero indoeuropei o che gli etruschi venissero dalla Lidia, ma è certo che la penisola fu colonizzata prima dai fenici, semiti, e poi dai greci, senza contare le diverse popolazioni celtiche o galliche che si accomodarono tra le Alpi e il Rubicone. L’imperialismo romano fece dell’Italia la destinazione sia dei provinciali ricchi sia degli schiavi che in gran numero provenivano dal Mediterraneo, dall’Asia, dall’Africa settentrionale e dal nord dell’Europa. Quando l’impero entrò in crisi, arrivarono i cosiddetti barbari, seguiti da longobardi, bizantini, normanni, ungari, franchi, tedeschi, angioini, aragonesi, arabi e, dopo il medioevo, da francesi, spagnoli, svizzeri, lanzichenecchi, turchi, barbareschi, austriaci, ungheresi, croati, africani delle colonie e, con la seconda guerra mondiale, non hanno mancato di lasciare i segni del loro passaggio persino le truppe degli alleati. Tutti, chi più chi meno, hanno generato figli e mescolato il loro DNA, le loro lingue e le loro culture con i residenti. I dominatori si sono uniti con i potenti e i poveri con gli sfruttati. Dove sia l’identità e la purezza etnica dell’Italia di cui tanto si dice non si sa, ma è certo che il nazionalismo e il fascismo di ieri e di oggi hanno raccolto il peggio di questo multicolore passato e di questo grigio presente.