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Chi esprime opinioni diverse rischia di imboccare la pericolosa china della criminalizzazione. Ultimi bersagli della potenza di fuoco della moderna macchina del fango sono gli youtuber Barbasofia, GioPizzi, Grieco e Mortebianca, che contano in rete un pubblico di oltre un milione e 200 mila naviganti. Per aver denunciato il massacro senza fine del popolo palestinese, sono stati definiti da “Il Giornale” «l’esercito che tifa per Hamas» e accusati di spargere odio e di instillare «il germe del pregiudizio contro Israele». Con una strizzatina d’occhio intimidatoria, di uno di loro viene anche dato in pasto ai lettori il nome del mestiere, della città in cui vive e del posto in cui lavora: un invito neanche tanto velato a chi di dovere di darsi da fare. Insomma, siamo alle solite vecchie cose di pessimo gusto o di retrogusto antico. “Il popolo d’Italia” fu per tutti gli anni del fascismo pioniere di questa spietata macchina del fango. Sulle sue pagine gli oppositori venivano attaccati sul piano personale, privato e persino intimo, imbrattati di insulti, incriminati con false accuse, sporcati nella loro dignità e spogliati della loro umanità. I manganelli, la polizia politica o quella di stato, il tribunale speciale, il carcere, il confino o il manicomio completavano l’annientamento del malcapitato senza contare che la punizione poteva estendersi a famigliari, conoscenti e amici e colpire beni e lavoro. Dopo il miserevole crollo della dittatura, i partigiani, la classe operaia, molti uomini e donne hanno lottato per rendere questo paese più pulito e giusto. Tuttavia quella disonestà, quell’ignoranza e quella barbarie politica, squallide eredità del fascismo, hanno continuato a essere una subdola e rozza arma nelle mani del potere e delle classi dominanti. Come dimenticare quel sordido apparato di schedature, dossieraggi e depistaggi, ricatti, malafede e falsità, becera propaganda, omertà, occultamenti e insabbiamenti, sceneggiate e montature che si è via via allargato come una macchia nera sulla storia della repubblica? Negli ultimi decenni abbiamo visto il dilagare del “pensiero” unico neoliberista, la concentrazione di giornali, televisioni e mass media, la decadenza culturale e civile del paese e la riduzione della partecipazione politica prima a spettacolo poi a tifoseria, mentre venivano inaridite le vene della controinformazione, della capacità critica della società civile e del giornalismo indipendente e libero. Così oggi i professionisti della provocazione, dopo aver contribuito a costruire gli hooligans della politica, dopo aver urlato a squarciagola dalle curve, chiamano sui loro giornali «tifoso» chi guarda in faccia alla realtà. Loro che sono tifosi del massacro di bambini, donne e civili palestinesi accusano gli altri di spargere odio quando hanno condotto e continuano a istigare volgari campagne d’odio e disinformazione contro gli immigrati, i poveri e gli emarginati, i giovani del reddito di cittadinanza, i precari, i diritti delle minoranze e di tutti e contro qualsiasi forma di opposizione sociale. In poche parole, vogliono imporre il silenzio e, ribaltando il significato della parola, chiamarlo «verità», «libertà di parola» o magari «democrazia».

Pubblicazione non periodica a cura di ass. culturale Proposta Comunista - Maggiora (NO) - CF e PIVA 91017170035
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