(Valdimir Majakovskij, 1924)
Domenica 21 gennaio 1924, alle ore 18.50, moriva Vladimir Il’ic Ul’janov Lenin. Nato a Simbirsk il 22 aprile 1870, dal maggio 1923 soggiornava a Gor’kij, a poche decine di chilometri da Mosca, a causa del peggioramento delle condizioni di salute che ne avevano duramente limitato il contributo allo sviluppo della rivoluzione e del partito bolscevico. Senza dubbio incisero sulla sua prematura scomparsa l’instancabile ed enorme attività generosamente dedicata all’organizzazione proletaria, i lunghi e massacranti periodi di detenzione sotto la feroce autocrazia zarista, le fatiche e le privazioni della clandestinità e delle guerre e, ultimo, l’attentato terroristico del 30 agosto 1918 che ne minò irrimediabilmente il fisico. Lenin morì in un momento cruciale della storia del movimento comunista internazionale. L’Unione sovietica, che aveva dovuto respingere in condizioni estreme l’aggressione scatenata congiuntamente a est e a ovest dagli eserciti dei vincitori della guerra mondiale, era assediata, stremata sul piano economico e contrastata su quello politico. All’interno del partito comunista fiammeggiava una cruda lotta di tendenze i cui tratti deleteri erano stati denunciati da Lenin stesso nel suo noto Testamento. In un’Europa devastata, impoverita e ormai aggiogata all’egemonia degli Stati uniti, le classi dominanti andavano tessendo una sudicia rete di intese con le formazioni nazionaliste, razziste e di estrema destra di cui il fascismo rappresentò la prima sanguinosa realizzazione. A cento anni di distanza, l’eredità del leader comunista appare vitale e intatta, giganteggia di fronte all’inconsistente nanismo di una sinistra balbettante che ha reciso brutalmente le sue radici sociali e ha voluto rinnegare la sua ragione di essere. Lenin rimane un punto di riferimento insostituibile prima di tutto per il suo esempio di vita e quindi per gli apporti alla teoria e alla prassi del movimento comunista, in particolare per la battaglia condotta per il ripristino del pensiero marxiano, per l’attualissima teoria dell’imperialismo e per le riflessioni sull’organizzazione, la tattica e la strategia del partito rivoluzionario. Confinato tra il 1895 e il 1900 in Siberia, prese il nome da uno degli imponenti corsi d’acqua del grande nord. Lenin, “l’uomo del fiume Lena”, visse, vive e vivrà, limpido come quelle acque, maestoso come la loro portata, travolgente contro gli sfruttatori come la loro collera.