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ANNAMARIA PRANDINA

Lo scorso 17 aprile, lunedì di pasquetta, la compagna Annamaria Prandina è stata trovata morta nella sua abilitazione di Novara, dove viveva sola dal momento della lungodegenza della sua unica figlia.
Con le parole di Teresa Noce, la mitica Estella delle brigate internazionali e della Resistenza, si era definita “brutta, povera e comunista”. Era il suo un atteggiamento di sfida, una dimostrazione di coraggio e, al tempo stesso, la coscienza del male di vivere per chi nasce proletaria. Riviveva in lei quello spirito combattivo delle donne “forti” della nostra tradizione socialista e comunista come Nina Seccatore, la Wanda dei primi scioperi nelle risaie agli inizi del ‘900; come Maria Giudice, alla testa durante la prima guerra delle lotte alla Manifattura Lane di Borgosesia; come Abigaille Zanetta, irriducibile antimilitarista e internazionalista; come le mondine che affrontavano con pari audacia la prepotenza degli agrari, le angherie dei caporali e le cariche della cavalleria.
Annamaria, per tutti Anna, era nata a Fontaneto d’Agogna il 29 maggio 1951. Dopo la laurea, nel 1976, iniziò a lavorare alla Biblioteca civica e Negroni di Novara. Qualcosa di più di un semplice mestiere, forse una vera e propria vocazione. Sta di fatto che, proprio a Fontaneto, nel 1965, un gruppo di giovani, Claudio Signini, Francesco Fontana, Vittorio Ceratti e Costante Teruggi, avevano fondato una biblioteca popolare, mettendo insieme le loro magre risorse e scrivendo alla case editrici per avere copie saggio e donazioni. E prima di loro, prima della grande guerra, c’era stato l’apostolato – è proprio il caso di chiamarlo così – di Umberto Caroncini, il medico che aveva dispensato nel piccolo centro agricolo non solo la cura dei corpi ma anche il pensiero socialista e l’amore per il sapere. Caroncini considerava la scienza, i libri e la cultura come armi dei poveri e l’ignoranza come uno strumento potente di dominio dei padroni.
Anna partecipò all’attività della biblioteca popolare del paese, ben consapevole del valore della conoscenza come di quello strettamente unito dell’impegno civile. In quegli anni, militò nel Manifesto-PdUP, all’inizio di un percorso politico nella nuova sinistra che la portò nelle file di Rifondazione Comunista, sempre presente nell’attività politica da Medicina Democratica al movimento NO F35, dalla lotta contro l’inquinamento da amianto a quella contro il transito delle scorie nucleari.
Il 9 marzo 1979, nacque la figlia Viola Tatiana. Il padre la chiamava Viola e la madre Tati, “la mia Tati”. Tatiana frequentò il classico di Novara di cui tratteggiò l’ambiente in un libro del 2000, Il liceo. Si era quindi iscritta a un corso superiore per assistente sociale, animata da quella sensibilità che aveva appreso in famiglia.
Nell’aprile 2006, Anna conseguì una seconda laurea, questa volta in Economia, all’Università Avogadro. Il 22 ottobre 2012, moriva il suo compagno, Francesco Arcesi. Nato a Cureggio il 18 settembre 1947, “Franz” era stato, il 20 dicembre 1994, tra i 14 fondatori dell’ISPAM di Borgomanero, l’associazione del Dipartimento di Salute Mentale di Borgomanero intitolata ad Amelia Monastra.
Il 30 giugno 2014, Anna, considerata “esuberante”, fu costretta al pensionamento anticipato e cacciata dall’amministrazione renziana Ballarè, formata dal PD e da SEL, che lei chiamava “i seloni”. Fu un atto brutale che ignorava uno stato di servizio di 38 anni di lavoro preciso, competente e assiduo. Tra l’altro, l’imposizione dell’anticipo pensionistico la privò, in condizioni non certo di benessere, non solo del migliore reddito del salario ma anche del TFR che le sarebbe stato corrisposto, forse, nel 2018. Anna lottò con tutte le forze contro il provvedimento, protestò, si rivolse al sindacato e a Rifondazione, scrisse ai giornali, andò in tribunale. Tutto fu inutile, ma alla fine prevalse uno scatto di dignità e una decisione pratica. La sua umanità e il suo patrimonio di professionalità, accumulato in anni di lavoro e sacrifici, non potevano rimanere inutilizzati, così ritornò in biblioteca come volontaria, senza stipendio, lavorando nella Sezione novarese, contribuendo al suo sviluppo e arricchimento (collezione Arialdo Daverio) e dedicandosi, ultimamente, al Diario della guerra d'Italia, una serie di documenti relativi alla prima guerra mondiale.
Nel 1999, aveva curato la pubblicazione del volume Nulla è più certo della morte, nulla è più incerto dell'ora della morte: i nomi dei defunti sepolti sotto il pavimento della chiesa parrocchiale di Fontaneto. In ogni caso, il suo modo di rivolgersi al passato non aveva nulla a che fare con un’angusta storia di tabernacoli. Educata a una scuola di ricerca storica seria e rigorosa, Anna sapeva che in certe epoche storiche le poche fonti disponibili per indagare le condizioni del popolo erano quelle della chiesa. “Tebe dalle sette porte, chi la costruì?”, scrisse Brecht e Anna andò alla ricerca delle tracce di questi umili costruttori. Il suo piccolo grande capolavoro fu pubblicato nel 2006 sul “Bollettino Storico della Provincia di Novara” col titolo L’ospedale psichiatrico di Novara: due inchieste interne sulla sua gestione. Nel lungo saggio, Anna, lavorando sui documenti del 1903 e 1921, intraprese un viaggio oltre le “recinzioni murarie” e le “cortine di silenzio” che la città aveva eretto attorno all’istituzione totale. “Manicomio destino dei poveri”, scrisse e a loro volle dare voce e restituire un po’ di giustizia. Fu un percorso allucinante, all’interno di un lager costruito per sorvegliare e punire, tenuto assieme da una rete di violenze, ricatti e delazioni, ma al tempo stesso fu anche per Anna una riflessione dolente sul dopo Basaglia e sulla realtà del disagio mentale nell’epoca contemporanea. Tra le sue carte, altre opere attendevano di essere portate a termine tra cui un lavoro sul dialetto fontanetese.
Avrebbe voluto una sepoltura laica e la cremazione. E questo, per un complesso di circostanze, come spesso successe nel passato e continua ad accadere, non è avvenuto.
Ci mancherà.

17 luglio 2017

Pubblicazione non periodica a cura di ass. culturale Proposta Comunista - Maggiora (NO) - CF e PIVA 91017170035
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