Riceviamo e pubblichiamo con interesse l'articolo a firma Giorgio Cremaschi da Contropiano.

Il 10 febbraio tutti i neofascisti italiani sono in piazza dal lato dello Stato e dell’opinione pubblica ufficiale. Li legittima pienamente la festa del ricordo, istituita nel 2004 dal centrodestra e a dal centrosinistra assieme, con il meritorio voto contrario dei comunisti allora presenti in Parlamento.
In verità la rivendicazione di una giornata per ricordare le vittime italiane della liberazione antifascista della Jugoslavia era un obiettivo di tutti i neofascisti italiani e del loro partito, il MSI, fin dal 1947. Solo negli anni 2000 però questo obiettivo storico dell’estrema destra potè realizzarsi, grazie a quella sinistra che poi sarebbe diventata il PD e che nel suo decennale processo trasformista scelse anche di riscrivere la storia. Cosa che un esponente di quel partito, Luciano Violante, aveva iniziato a fare nel 1996 quando da presidente della Camera aveva chiesto comprensione per la scelta sbagliata dei “ragazzi di Salò.
La destra neofascista nel dopoguerra ha sempre usato Trieste, l’Istria, la Dalmazia, che non è mai stata italiana se non per una città, e naturalmente le foibe come contraltare alla Resistenza e alla lotta di liberazione al nazifascismo. Era una sorta di par condicio che la destra rivendicava: ci sono stati i campi nazisti e lo sterminio degli ebrei, ma ci sono state anche le foibe e la persecuzione degli italiani da parte degli slavi comunisti.
Prosegui QUI la lettura dell'articolo originale.