La calura estiva ha prodotto un’accelerazione dello scontro tra lavoratori e padroni alla Maugeri.
All’inizio di luglio, la direzione aziendale ha notificato ai sindacati la disdetta della contrattazione collettiva vigente, che si basava sul CCNL della sanità pubblica, e l’applicazione del contratto privato Aris-aiop, le due principali associazioni padronali della sanità privata che stanno unificando le rispettive normative contrattuali.
L’estate è una stagione propizia agli attacchi padronali, quando inizia il periodo delle ferie estive per i dipendenti e la legge 146/’90 (che prevede il raffreddamento dei conflitti sindacali nei servizi di pubblica utilità) impedisce di utilizzare l’arma dello sciopero per tutto il mese di agosto.
Ieri. Per capire l’attuale posta in gioco, occorre fare un passo indietro al 2014, quando lo scandalo Formigoni fece traballare tutto il gruppo dirigente dell'allora Fondazione Maugeri, ente cosiddetto no profit. La magistratura fece emergere un flusso di centinaia di milioni riversati illegalmente nelle casse della fondazione in cambio di favori elargiti al celeste governatore della Lombardia grazie all’intermediazione di faccendieri legati a Comunione e liberazione, che girarono parte di quei soldi su conti privati ed esteri.
Fu l’inizio della crisi. Il colosso della sanità privata con un fatturato di 300 milioni, una ventina di ospedali e 3500 dipendenti sparsi in tutta Italia si trovò improvvisamente a rischio default, sotto la minaccia di risarcire i fondi illeciti sottratti alla regione Lombardia e la chiusura dei crediti bancari. Ma fondazione, come dicono gli americani, era «too big to fail» (troppo grande per fallire), non si poteva certo sprecare un boccone così squisito per i palati degli squali del business della sanità privata. Così la crisi offrì un’opportunità per trasformare una fondazione, frenata da troppi vincoli nel mercato concorrenziale della salute, in una Spa pro benefit (a beneficio dei futuri azionisti). Venne architettata una complessa operazione finanziaria a scatole cinesi con l’intervento della Trilantic, una società internazionale di speculatori erede della famigerata Lehman Brothers (ricordate la crisi immobiliare del 2007?); la creazione di un fondo immobiliare per garantire i crediti bancari; l'avallo della regione Lombardia, che rinunciò ai risarcimenti e la complicità di CGIL CISL e UIL che, terrorizzando i dipendenti, approvarono un pesante taglio dei salari per il triennio 2015-2017.
L’accordo infame, spacciato come l’unico strumento per evitare il fallimento, in realtà è servito solo a favorire la trasformazione della fondazione in Ics Spa, facendo pagare tutti i costi ai lavoratori.
Oggi. L’accordo sul costo del lavoro in scadenza nel dicembre 2017 è stato prorogato fino al 30 giugno 2018, senza consultare i lavoratori, mentre procedevano le trattative tra sindacati collusi e padroni, che a dicembre 2017 avevano già sottoscritto un’ipotesi di accordo che prevedeva il passaggio al contratto privato per i dipendenti e la conservazione della parte economica per i dipendenti con maggiore anzianità aziendale. Una buona mossa padronale per dividere i lavoratori.
A fine giugno, il tavolo delle trattative è saltato in apparenza sulla richiesta dei sindacati di riconoscere ai dipendenti Maugeri gli arretrati previsti dal ccnl pubblico e di discutere in futuro un adeguamento agli aumenti retributivi inseriti nel recente CCNL pubblico.
Maugeri ha quindi disdetto tutti gli accordi in vigore e ha dichiarato che, da settembre, verrà applicato per tutti i dipendenti il nuovo contratto privato, garantendo a chi è stato assunto prima del 31 dicembre 2017 il mantenimento dei livelli retributivi precedenti grazie all'erogazione di superminimi individuali.
E qui è iniziata la solita farsa del sindacalismo di comodo, guidato dai confederali. Assemblee, dichiarazioni di stato di agitazione, sceneggiate teatrali orchestrate ad arte per far digerire ai lavoratori un nuovo pesantissimo boccone amaro.
Tanto più che dopo aver consolidato i debiti con le banche l’Ics spa si appresta a venire quotata in borsa nel 2019 e allora i ricavi degli azionisti diventeranno prioritari sulla qualità del lavoro e dell’assistenza offerta ai pazienti.
Domani? Solo una reale mobilitazione dei lavoratori capace di smascherare il gioco a perdere dei sindacati collaborazionisti potrà mettere in campo la forza necessaria a difesa delle condizioni di lavoro, che in questi anni sono degradate rapidamente, e per garantire un minimo di assistenza decente ai pazienti.
In tal senso sta lavorando Usb, l’unico sindacato di opposizione all’interno della Maugeri.
Domenico Travaglini