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È MORTO IL COMPAGNO PARIDE BATINI / Reprint

È stato celebrato presso la Sala del Porto di Genova il rito funebre del compagno Paride Batini. Niente messa, solo un semplice saluto e una benedizione impartita da don Andrea Gallo, il fondatore della Comunità di San Benedetto al Porto, un prete come ce ne sono pochi, che è sempre stato dalla parte degli ultimi, un uomo giusto con cui Paride ha condiviso i momenti più duri della lotta. Attorno, i portuali, i camalli genovesi, a cui Batini ha dedicato un’intera esistenza, che si sono fermati per rendergli l’ultimo saluto.
Era nato nel 1934 a Vicopisano e, ancora bambino, si era trasferito con uno zio nei quartieri dei camalli di cui aveva imparato la lingua e la fatica, lasciando la scuola e iniziando a dieci anni a caricare e a scaricare sui moli. Per 17 anni era stato “occasionale”, cioè precario, e poi era entrato a far parte come socio della CULMV, la Compagnia Unica dei lavoratori portuali di cui divenne il massimo dirigente operaio. Da quel momento, la storia di un uomo e quella dell’antica organizzazione dei lavoratori genovesi sono diventate la stessa cosa. Infatti, la CULMV, fondata nel 1946, ereditava il prestigio della gloriosa Compagnia dei Caravana, la corporazione di origine medievale dei portuali genovesi. Tuttavia, pur mantenendo solide radici nel passato, la Compagnia era diventata una moderna organizzazione proletaria all’avanguardia dell’intero movimento operaio e comunista italiano al momento di scendere in piazza contro il governo Tambroni, contro l’insulto della convocazione a Genova del congresso del MSI e contro la guerra nel Vietnam. Le magliette a strisce della rivolta dei giovani camalli hanno segnato l’inizio di quella stagione di lotte destinata a raggiungere il culmine negli anni 1968 e 1969 e a proseguire per tutti gli anni Settanta.
Quando, nel 1984, Paride Batini è stato eletto, la prima di nove volte consecutive, console della CULMV, la situazione era profondamente mutata e sul porto di Genova incombevano non solo una crisi profonda ma anche il progetto padronale e governativo di distruggere l’organizzazione operaia e di chiudere definitivamente la partita col movimento dei lavoratori. Paride non si è tirato indietro e si è battuto fino all’ultimo, anche quando era ammalato, come lui amava dire “per la dignità dei lavoratori”, con intransigenza e coerenza ma senza mai perdere il senso della realtà, mentre tutt’attorno si disgregavano e si frammentavano le forze della sinistra storica e nuova. Quando cercarono di fargliela pagare, coinvolgendolo in un’indagine giudiziaria, si limitò a dire che per lui nulla era cambiato: “Vado al lavoro, come ogni giorno, e se non basta ecco la mia busta paga di duemila euro e con 53 anni di versamenti”.
Addio, Paride. I compagni non ti dimenticheranno e soprattutto conserveranno la memoria e l’insegnamento di quella preziosa resistenza dalla quale ripartiremo. Per il comunismo.

[Angelo Vecchi, 28 aprile 2009]

Pubblicazione non periodica a cura di ass. culturale Proposta Comunista - Maggiora (NO) - CF e PIVA 91017170035
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