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strage di lavoratori morti sul lavoro, la peggior provincia in Italia

Il 2019 è stato un anno gravissimo per le morti sul lavoro nella Provincia di Novara. Troppo spesso si tace, si ignora, si sorvola o, nella migliore delle situazioni, dopo poche ore, si mette tutto nel dimenticatoio, comprese le buone intenzioni di prevenzione e formazione anti infortunistica. I lavoratori caduti sul lavoro nel Novarese sono stati 13, 10 uomini e 3 donne; il doppio dell’anno 2018 in cui furono 7, mentre furono 6 nel 2017. È la percentuale più alta e peggiore di tutto il Piemonte fra i lavoratori deceduti e i lavoratori in attività. Nel VCO vi sono stati 2 morti, nel 2018, 5 e nel 2017, 4. Unitamente all’aumento delle vittime sul lavoro, sono cresciuti in ...continua a leggere "NOVARA, UNA STRAGE CONTINUA"

“La locomotiva” è la più popolare delle canzoni composte da Francesco Guccini, pezzo forte dell’album “Radici” del 1972

di Marco Travaglini

«…E che ci giunga un giorno ancora la notizia di una locomotiva come una cosa viva, lanciata a bomba contro l’ingiustizia». Così termina “La locomotiva”, la più popolare delle canzoni composte da Francesco Guccini, pezzo forte dell’album “Radici” del 1972. In tantissimi l’hanno cantata, ritmandone le strofe, ma non è facile stabilire in quanti davvero sanno che questa ballata si riferisce ad un fatto realmente accaduto che vide protagonista il ventottenne anarchico bolognese Pietro Rigosi.

Era il 20 luglio 1893 quando Rigosi, aiuto macchinista (per l’esattezza, fuochista) delle Ferrovie del Regno d’Italia, impadronitosi di una locomotiva in sosta, la mise in moto, lanciandola sui binari alla velocità di cinquanta chilometri all’ora che per quei tempi era davvero notevole. La locomotiva, immatricolata con il numero “3541”, era una delle centotrenta unità della Rete Adriatica e trainava un treno merci. Quel ...continua a leggere "LA LOCOMOTIVA DI PIETRO RIGOSI CHE GUCCINI TRASFORMÒ IN BALLATA"

L’ideologia imperante guarda il 1969 attraverso la lente deformata degli “anni di piombo”. È uno sguardo falso, che stravolge completamente la realtà dei fatti. Intendiamoci: di piombo, rovente e fischiante, ce ne fu molto in quell’anno straordinario, ma fu, nella maggior parte dei casi, quello della polizia e dei fascisti. E proprio sul piombo fascista vogliamo rinfrescare la mente ai tanti distratti e ai troppi deboli di memoria.

Nel giugno 1969, ci fu un cambio al vertice del MSI, il crogiolo dei nostalgici del ventennio. Morto il legionario franchista e repubblichino Arturo Michelini, diventò segretario del partito il massacratore di partigiani Giorgio Almirante. Come si può costatare, il passaggio avvenne all’insegna di una perfetta continuità. D’altro canto, i fascisti sparavano e lanciavano bombe prima di giugno. Continueranno a sparare e a tirare bombe dopo quel mese e negli anni successivi. Questo con buona pace di ...continua a leggere "1969: IL PIOMBO ERA DEI FASCISTI"

La ricorrenza della caduta del muro di Berlino ha avuto, a un migliaio di chilometri di distanza (tanti separano il nostro confine settentrionale dalla capitale tedesca), un eco mediatica a dir poco ossessiva. Purtroppo, dalle voci di molti cantori, che in questi giorni abbiamo sentito gorgheggiare inni alla libertà, è uscita più di una stecca e di una nota stonata. Difficile credere agli acuti e al candore di chi si scaglia contro la vergogna del muro di Berlino e poi chiude i porti o soffia sul fuoco del razzismo e dell’antisemitismo oppure, peggio, classifica i muri che frammentano l’umanità di oggi in “buoni” e “cattivi”. Come può gente senza vergogna, scandalizzarsi per la vergogna di un muro? Non è credibile.

E a proposito di miti della propaganda, perché dimenticare che il muro di Berlino, realizzato nel 1961, fu preceduto il 5 marzo 1946 dalla «cortina di ferro» di Wiston Churchill? La cortina non è forse quel tratto di mura fortificate compreso fra due torri o due bastioni, nel nostro caso l’Europa atlantista e gli Stati Uniti? Certamente il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy, con il suo famoso “ich bin ein ...continua a leggere "E ORA LEVATE IL MURO!"

di Marco Travaglini

 

Ventitre anni fa, nell’aprile del 1996, usciva per Baldini & Castoldi , “Il pesce elettrico” di Enrico Fovanna, il primo e forse unico romanzo scritto da un italiano sul popolo curdo (premio Stresa 1996 e premio Festival Romanzo Esordiente, Salone del Libro di Torino 1997). Un mese prima dell’uscita del libro, Fovanna –  all’epoca trentaseienne, nato a Premosello in Val d’Ossola, nel nord del Piemonte – era stato arrestato dalla polizia turca a Diyarbakir. Curiosamente il libro racconta proprio la vicenda di Pietro, un reporter incarcerato da Ankara perché sospettato di collaborare con il Pkk, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, movimento che si batte per la liberazione del popolo di quella che è stata definita  «la più grande nazione al mondo senza stato». In uno dei rari casi in cui la fantasia letteraria precede la realtà, il protagonista de “Il pesce elettrico”  –  inviato di guerra italiano –  scompare nel momento in  cui viene liberato – cinque anni dopo l’arresto – e lo fa mentre  tre colleghi del suo giornale (due uomini e una donna: Stefano, Alfredo e Barbara ) sono partiti con lo scopo di rintracciarlo. ...continua a leggere "IL PESCE ELETTRICO E IL KURDISTAN"

di Marco Travaglini

Qualche anno fa, con alcuni incontri-concerto in occasione degli eventi per il “giorno della Memoria”, i piemontesi ebbero l’opportunità di conoscere la musicista e cantante Esther Loewy Béjarano che tra meno di due mesi compirà 95 anni essendo nata il 15 dicembre del 1924 a Saarlouis (a quel tempo territorio tedesco del protettorato anglo-francese della Saar) in una famiglia di musicisti di origine ebraica.

Aveva undici anni quando la sua famiglia si trasferì a Ulm, progettando l’emigrazione in Palestina. Un desiderio che, a causa del progressivo aggravarsi della situazione in Germania, non si realizzò, sfociando nel dramma della persecuzione e della deportazione. Nel 1941 i genitori di Esther e una sorella vennero imprigionati e uccisi. La ragazza, dopo un periodo in un campo di lavoro ...continua a leggere "ESTHER LA RAGAZZA CHE SUONAVA AD AUSCHWITZ"

di Marco Travaglini

Il 9 novembre di trent’anni fa il Muro di Berlino, eretto in una sola notte il 13 agosto del 1961, veniva abbattuto. A colpi di piccone si cancellava il simbolo della guerra fredda, di un mondo spaccato a metà, in due blocchi: i regimi comunisti a Est e i paesi democratici a Ovest. Quella barriera di filo spinato, eretta dalla DDR nel periodo caldo della “crisi di Berlino” di 58 anni fa allo scopo di separare la Repubblica Democratica tedesca dalla Repubblica Federale di Germania, nelle settimane successive fu sostituita da un muro alto quasi quattro metri, lungo più di 150 chilometri, controllato da centinaia di torrette di guardia disposte a intervalli regolari.

La sera del 9 novembre 1989 i berlinesi dell'est forzarono il passaggio attraverso il muro che, per ventotto anni, contrappose due modelli di vita diametralmente contrari: una città viva, libera e consumista a ovest, una città tetra e oppressa a est. Le guardie al checkpoint di Bornholmer Strasse furono le prime a cedere alla pressione della masse aprendo la barriera. Non venne sparato un solo colpo e poco ...continua a leggere "TRENT’ANNI DOPO L’ABBATTIMENTO DEL MURO DELLA VERGOGNA"

Il 18 ottobre l’Assemblea Generale dell’ONU ha votato  a maggioranza l’ingresso del Venezuela nell’organo delle Nazioni Unite che si occupa di diritti umani. L’amministrazione Trump ha messo in campo tutta la sua virulenta potenza affinché Caracas non entrasse a far parte dell’organo istituzionale. Facendosi forte del fatto che purtroppo 50 paesi abbiano riconosciuto lo pseudo governo fantoccio di Guaidò, gli Usa pensavano di bloccare la proposta. Addirittura hanno tentato di contrapporre la candidatura di disturbo del Costarica, anch’essa battuta. Si è tentato per l’ennesima volta di isolare il governo di Maduro dal resto dell’America Latina giocando la carta della situazione dei diritti umani all’interno del paese. Una ...continua a leggere "VENEZUELA ALL’ONU BATTUTA L’ARROGANZA USA"

È nelle librerie “Requiem per la Bosnia”, il nuovo volume di Barbara Castellaro pubblicato da Infinito Edizioni nella collana Orienti, con l’introduzione e le fotografie di Paolo Siccardi e la postfazione di Marco Travaglini. Quello della scrittrice è un reportage che apre una finestra, soprattutto sotto il profilo umano, alla scoperta di cos’è stata, cos’è e forse cosa potrà essere la Bosnia Erzegovina, terra martoriata dal conflitto nella prima metà degli anni ’90 del secolo scorso proprio sul crinale tra Occidente e Oriente, in quella che viene definita l’Europa “di mezzo”. Un libro che racconta il grumo d’emozioni, gioie e dolore che pesano nell’anima della gente che abita e abitava quei territori balcanici, dove Barbara ha colto la vitalità di un popolo che ha sofferto pene indicibili, la sua necessità di non ...continua a leggere "REQUIEM PER LA BOSNIA, UN LIBRO DI BARBARA CASTELLARO"

di Marco Travaglini

“Despedida” in spagnolo significa “partenza, addio”. È anche la parola con la quale si ricorda l’omaggio tributato dai barcellonesi ai volontari stranieri delle Brigate Internazionali che lasciavano la Spagna in seguito alla scelta unilaterale del governo repubblicano di smobilitare le loro formazioni per indurre la Società delle Nazioni a pretendere il ritiro dei “volontari” italiani, tedeschi e portoghesi che combattevano nella fila dei nazionalisti di Francisco Franco. Settantanove anni fa, il 28 ottobre 1938, i combattenti delle Brigate Internazionali sfilarono per un’ultima volta sulla Diagonale di Barcellona davanti a duecentomila persone e alle massime autorità repubblicane. Dolores Ibarruri, la Pasionaria, li salutò così: «Compagni delle Brigate Internazionali! Potete partire a testa alta. Voi siete la storia. Voi siete la leggenda, siete l’esempio eroico della solidarietà e dell’universalità della democrazia!» ...continua a leggere "28 OTTOBRE 1938 L’ADDIO DELLE BRIGATE INTERNAZIONALI A BARCELLONA"

Pubblicazione non periodica a cura di ass. culturale Proposta Comunista - Maggiora (NO) - CF e PIVA 91017170035
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