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un documentario di Emir Kusturica, con Pepe Mujic come Mujica, Argentina 2019.

La storia di Josè “Pepe” Mujica: un uomo umile che è diventato Presidente della sua nazione l’Uruguay, restando fedele a quello che crede e abbracciando nello stesso tempo, il cambiamento. È la storia di un attivista politico, di un comunista, di un guerrigliero della sinistra latinoamericana, orgoglioso del proprio passato, un uomo che osa sognare un futuro migliore.

“Il Che Guevara senza sigaro”, “Il presidente più povero del mondo”, “El Pepe”. Come raccontano i suoi tanti soprannomi, Josè Mujica non ha bisogno di presentazione: è personaggio noto e amatissimo dal suo popolo, ma forse poco conosciuto in ...continua a leggere "PEPE MUJICA, UNA VITA SUPREMA"

Claudio Caligari con i suoi film è stato il cantore, inascoltato, delle generazioni perdute degli anni Settanta. Infatti, il decennio seguito alle grandi lotte operaie e studentesche del 1968-‘69 fu un periodo di reazione ferrigna. Si annunciò col rugginoso boato delle bombe di piazza Fontana. Il potere giocò tutte le carte, anche le più sporche e feroci, per difendersi e distruggere un movimento che appariva inarrestabile. Ci hanno messo un bel po’ di tempo e, alla fine, ci sono riusciti.

Una delle armi impiegate in quella battaglia è stata la droga. Chi ha attraversato quegli anni se lo ricorda bene. Prima, il dissodamento del terreno con ...continua a leggere "CLAUDIO CALIGARI E L’ODORE DEI FOTTUTI ANNI SETTANTA"

Cento anni fa la Conferenza di pace dopo la Prima guerra mondiale

«Rimpiango l’Europa dai parapetti antichi!», esclama il Battello ebbro di Rimbaud. Invece, di quella Europa, imperialista e borghese, ben poco c’è da rimpiangere. Per responsabilità sua, molto pianto risuona ancora per il mondo.
Cento anni fa, terminata la Grande guerra, si avviavano alla conclusione le trattative di pace, ma la Conferenza di Parigi segnava solo il proseguimento della guerra con altri mezzi nell’attesa e in preparazione di un inevitabile, e ancora più terrificante, secondo conflitto mondiale. La guerra del 1914-1918 fu una guerra totale e imperialista, per sua natura illimitata negli scopi e nei confini, come incontenibili e globali erano le ambizioni del capitale internazionale che l’aveva generata. Per questo, il fallimento della Conferenza di pace non poté essere più netto né più ...continua a leggere "PARIGI VAL BENE UN MASSACRO"

C’è stato un tempo in cui la montagna è stata uno dei simboli del riscatto nazionale

di Marco Travaglini

Emile Chanoux

Una data, un luogo e un nome. Possono bastare questi tre indizi per rintracciare, nel tempo, un segno di riscatto per le nostre montagne? La risposta è affermativa se la data è il 19 dicembre 1943, se il luogo è un piccolo centro quasi alle porte di Torino di nome Chivasso e se il nome che si cerca coincide con la “Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine”. Quanti conoscono questa storia? Probabilmente meno di quanti ci si potrebbe augurare, ma a coloro che sono consapevoli della sua importanza e del suo valore non sfugge quanto rappresenti. Si potrebbe definire, infatti, la “prova del nove” del fatto che c’è stato un tempo in cui la montagna è stata uno dei simboli del riscatto nazionale, un tempo fissato nella storia di quei mesi difficili che vanno dall’8 settembre del 1943 alla primavera del 1945.
In quelle stagioni drammatiche i monti italiani, dalle Alpi agli Appennini, rappresentarono il luogo fisico nel quale s’inscenava una lotta dura, fatta di resistenza, libertà, speranza nel futuro. A quelle montagne e a quei montanari ...continua a leggere "19 DICEMBRE 1943 IL RISCATTO DEI MONTANARI NELLA “CARTA DI CHIVASSO”"

Tra i tanti testi dedicati alla lotta di Liberazione merita di essere citato un libro poco conosciuto ma importante

di Marco Travaglini

S’intitola “Val Vigezzo. La Resistenza”, edito qualche anno fa dall’Anpi con il patrocinio del Comune di Malesco, curato da Paolo Bologna e Albino Barazzetti.
Il volume, corredato da foto d’epoca e riproduzioni di documenti, raccoglie testimonianze, racconti, frammenti di vita, episodi che — nell’insieme — offrono un interessante quadro di ciò che furono gli anni della Resistenza antifascista in questa valle al confine con la Svizzera.
Dal tremendo rastrellamento della Val Grande nel giugno del 1944 (trecento partigiani caduti in combattimento, precipitati dai dirupi o fucilati come i quindici di ...continua a leggere "LA STORIA DELLA RESISTENZA IN VAL VIGEZZO"

di Marco Travaglini

Albero di Goethe

Inizia in Turingia, regione della Germania centro-orientale, inizia con la visita del campo di concentramento di Buchenwald, a circa otto chilometri da Weimar, dove tra il 1937 e il 1945 venne istituito uno dei più importanti campi di prigionia e di sterminio nazisti sul suolo tedesco. Buchenwald fu un luogo di morte e sofferenza collocato a qualche chilometro dalla città che, tra il 1700 e il 1800 fu la culla della cultura europea.

A Weimar, infatti, vissero Johann Sebastian Bach, Wolfgang Goethe, Friedrich Schiller, Franz Liszt, Richard Wagner e Friedrich Nietzsche. In questo campo, costruito sulla boscosa collina dell’Ettersberg (Buchenwald significa letteralmente “bosco di faggi) vennero internati circa 250 mila uomini provenienti da tutti i paesi ...continua a leggere "LAGER DEL TERZO REICH: BUCHENWALD E DORA MITTELBAU"

Il tradizionale appuntamento annuale di Proposta Comunista quest’anno si terrà a Baveno, grazie alla disponibilità di una famiglia di nostri compagni, Giuliano e Enrichetta. Baveno ridente borgo turistico sulle sponde del lago Maggiore ai piedi del monte Camoscio e del Mottarone è riconosciuto anche per la sua secolare tradizione di coltivazione delle cave di granito e della dura e faticosa arte degli scalpellini. Facile da raggiungere con A26 si trova a 11 km da Verbania, 95 da Milano e 145 da Torino, gode di una incantevole vista sulle Isole Borromee del lago. ...continua a leggere "SABATO 14 SETTEMBRE 2019 ROSSO a BAVENO"

La testimonianza di questi quattro uomini, e quella di tutti coloro che hanno condiviso lo stesso impegno, resterà viva nei cuori e nel lavoro del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale piemontese

di Marco Travaglini

In questi ultimi mesi sono scomparse alcune personalità che hanno condiviso il lavoro del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte teso alla conservazione e valorizzazione della memoria storica della Resistenza e alla promozione della conoscenza dei principi che sono alla base della Costituzione repubblicana. Ne ricordiamo brevemente quattro che riassumono, per molti versi, il senso di quest’impegno al quale hanno dedicato gran parte della loro esistenza.

Franco Berlanda. Il 29 giugno è morto Franco Berlanda, il comandante partigiano “Grigia”. Aveva 97 anni. Insigne urbanista, amico di Le Corbusier, Pablo Picasso e Giulio Einaudi, Franco Berlanda progettò, tra le tante cose, anche la torre circolare al Colle del Lys, il monumento che ricorda sia il feroce rastrellamento nazifascista del 2 luglio 1944, nel corso del quale morirono ventisei giovani partigiani della 17ª Brigata Garibaldi ‘Felice Cima’ nella zona, sia i 2024 caduti delle brigate partigiane dislocate nelle valli Susa, Lanzo, Sangone e Chisone durante la guerra di Liberazione. Impegnato fino all’ultimo nell’opera di trasmissione dei valori della ...continua a leggere "LA MEMORIA A TUTELA DEI VALORI DELLA RESISTENZA RICORDO DI QUATTRO PROTAGONISTI"

“Sono sempre con noi ” è il nuovo album della Band del Pian Cavallone che raccoglie storie di donne e uomini resistenti tra il lago Maggiore, la Valgrande e l’Ossola

di Marco Travaglini

In undici brani prendono corpo, tra le parole – spesso in dialetto, sfruttando pienamente l’espressività comunicativa che lo caratterizza – e la musica, i ritratti di donne e uomini che combatterono per la libertà e di luoghi e vicende legate a quei venti mesi che cambiarono l’Italia. La Band del Pian Cavallone, composta da Renato Pompilio (chitarra), Marco Modica (violino), Fabio De March (basso), Luca Maglio (percussioni) e Flavio Maglio (voce), propone un progetto di narrazione musicale che affianca l’esperienza dedicata alla memoria storica con la passione per la musica. Il nome stesso della band rappresenta un omaggio ad una delle prime formazioni partigiane che operò sulle montagne del Verbano. Con uno stile musicale e un linguaggio moderno la Band fa rivivere emotivamente le vicende di Nino Maglio, partigiano in Valgrande, di Emilio Cantalupi (Balilla), degli inseparabili Gianni Majerna e Arialdo Catenazzi, del giovanissimo Beniamino Cobianchi, trucidato a soli 15 anni, di Augusta Pavesi e Antonio Mozzanino (Fulmine), anch’essi uccisi dai fascisti. Nei testi si parla di Renato Colombo, deportato a Dora Mittelbau, ...continua a leggere "LA MEMORIA DELLA RESISTENZA NELLA MUSICA DELLA BAND DEL PIAN CAVALLONE"

di Marco Travaglini

Nell’agosto del 1969, in una piccola località dello Stato di New York, si svolse il più grande raduno nella storia della musica rock: il festival di Woodstock, mezzo milione di persone raccolte sotto l’insegna di “tre giorni di pace, amore e musica”, convenute da ogni parte d’America per celebrare con la musica le idee, i suoni e i colori della generazione cresciuta nella contestazione alla guerra del Vietnam.
Era ferragosto quando salì per primo sul palco Richie Havens e l’aria diventò elettrica. Lo straordinario cantante folk afroamericano suonò tra gli applausi e concluse la sua performance con un finale memorabile, improvvisando su un brano gospel, “Motherless child”, che parlava dei figli degli schiavi. Ripeté all’infinito, suonando la chitarra con ritmo ossessivo, la parola «Freedom», libertà. Nasceva in quegli istanti uno degli inni di quella generazione pacifista.
L’elenco di cantanti, gruppi e musicisti è lunghissimo: Country Joe McDonald and ...continua a leggere "LO “SPIRITO” DI WOODSTOCK EVENTO CHE SEGNÒ UNA GENERAZIONE"

Pubblicazione non periodica a cura di ass. culturale Proposta Comunista - Maggiora (NO) - CF e PIVA 91017170035
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