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di Marco Travaglini

Nell’autunno del 1911 il Collegio Carlo Alberto di Torino bandì un concorso riservato a tutti gli studenti poveri licenziati dai Licei del Regno. Venivano offerte trentanove borse di studio, ciascuna con una dotazione di settanta lire al mese per dieci mesi. Un’iniziativa ritenuta meritoria, con l’obiettivo di consentire l’accesso all’Università anche a chi non disponeva dei mezzi finanziari necessari per mantenersi gli studi e vivere nella città dell’auto.
Antonio Gramsci fu uno dei due studenti di Cagliari ammessi a sostenere gli esami a Torino. «Partii per Torino come se fossi in stato di sonnambulismo», scrisse. Raggiunse la città subalpina con 55 lire in tasca poiché aveva «speso 45 lire per il viaggio in terza classe delle cento avute da casa». Si iscrisse alla Facoltà di Lettere. A quel tempo le aule si trovavano nell’attuale palazzo del Rettorato. Gramsci non si limitò a frequentare quei corsi e seguì con interesse anche le lezioni tenute a Giurisprudenza da Einaudi e Ruffini. Vivere a Torino era un’impresa: le settanta lire ...continua a leggere "ANTONIO GRAMSCI E LA TORINO D’INIZIO NOVECENTO"

di Marco Travaglini

Ripensando all’11 settembre del 2001, la stragrande maggioranza delle persone si ricordano dov'erano, chi aveva al loro fianco, cosa facevano in quegli istanti drammatici, quali emozioni provarono di fronte all’assalto terroristico alle Torri gemelle del World Trade Center di Manhattan. Pochi, troppo pochi rammentano le stesse cose pensando all’11 luglio di ventiquattro anni fa quando, nella calda estate di guerra del 1995, cadde Srebrenica e iniziò l’ultimo massacro del secolo. Le vittime furono tre volte più numerose di quelle di New York, ma quasi nessuno se ne accorse. Non c’erano immagini, in quei giorni, in tv. Srebrenica, per troppi era un nome senza storia, quasi impronunciabile. Quella cittadina tra le montagne della Bosnia nord-orientale, enclave musulmana a pochi chilometri dalla Drina, cosa rappresentava? Poco o nulla, per chi non aveva nessun desiderio di sapere, conoscere. L’Europa era al mare, la Bosnia non faceva quasi più notizia, la guerra ...continua a leggere "SREBRENICA VENTIQUATTRO ANNI DOPO"

di Marco Travaglini

Marino Barassi aveva 93 anni ed è sempre stato, lungo la sua intera vita, un uomo di sinistra coerente con le sue idee, un comunista tutto d'un pezzo. L'ho conosciuto nel 1975, quando ho iniziato la mia militanza nella Federazione Giovanile Comunista Italiana. L'ho frequentato, siamo stati amici e compagni. Abbiamo anche discusso e non poco. Marino aveva le sue idee, un punto di vista molto netto. Siamo stati anche in disaccordo ma c'è sempre stato un profondo rispetto e una grande amicizia che, tra compagni, rappresenta un valore molto forte.
La vita di Marino Barassi - dalle lotte alla Montefibre all'impegno politico e nelle istituzioni come consigliere comunale a Verbania - è la prova della profonda umanità di quella comunità di uomini e donne che, all'ombra della stessa bandiera (rossa), hanno contribuito a fare la storia di un partito che è stato parte della società italiana, nel suo intreccio tra la dimensione nazionale e quella internazionale.
Dare conto di questa straordinaria vicenda umana, fatta di gesti generosi e ...continua a leggere "IN RICORDO DEL COMPAGNO MARINO BARASSI"

Le sanzioni economiche statunitensi nel 2017-2018 hanno ucciso 40.000 persone in Venezuela. È questo l’esito di un rapporto Usa del “ Center for Economic an Policy Research (CEPR)” intitolato “Economic Sanctions as Collective Punishment: the case of Venezuela”, redatto da due eminenti economisti, Mark Weisbrot e Jeffrey Sachs direttore del “ Center for Sustainable Developement” all’università Columbia, nonché consulente speciale del Segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. Il rapporto evidenzia con chiarezza come le sanzioni, un vero e proprio blocco economico, hanno provocato un aumento forte e sensibile delle malattie e della mortalità di adulti, anziani, e bambini a causa delle difficoltà di acquisto dei medicinali. La copertura vaccinale della popolazione è calata del 40%, una soglia ...continua a leggere "VENEZUELA, LA SPORCA GUERRA USA DI TRUMP"

A Saintes Maries de la Mer, in Camargue, nella Francia meridionale, nel Parco naturale della Camargue, il 24 e 25 maggio scorsi si è celebrata la festa di Santa Sara, patrona di tutti i gitani. Una vera festa gitana, con abiti sgargianti, musiche gitane, danze e tradizioni provenzali. Un rituale che si perpetua da secoli. Iniziata il 24 maggio con la processione della Santa portata fino al mare da gitani e cavalieri della regione di Camargue in sella a cavalli bianchi in uno scenario spettacolare e emozionante per qualsiasi persona credente o non. Terminate le funzioni religiose iniziano i festeggiamenti. È allora che si avverte e si percepisce il forte senso di appartenenza che unisce e chiama a raccolta i nomadi d’Europa e non solo. Un tempo, con i loro carri colorati e di allegria, ora rimasti pochi, adesso con i camper e le roulotte, case viaggianti. Esperienza unica, interessante, di umanità e di conoscenza verso il popolo dei gitani, “quelli” considerati in questa società, “gli ultimi”.

di Marco Travaglini

Sono passati trentacinque dall’11 giugno del 1984, il giorno in cui è morto Enrico Berlinguer. Gli fu fatale l’ultimo comizio tenuto qualche giorno prima a Padova in vista dell’appuntamento elettorale per il rinnovo del parlamento europeo. Le immagini, per lo più in bianco e nero, ci rimandano il suo viso scavato, il corpo minuto. Una velata malinconia nello sguardo, il timbro di una voce antica. Quella stessa voce che proponeva – con lucidità – una visione del mondo nuova; la necessità di portarsi dietro tutti in scelte più avanzate, di cambiamento, dove impegnare i destini di un popolo che si diceva comunista, ma di un tipo del tutto originale, italiano e democratico, innervato nella Costituzione repubblicana. Quell’uomo che sembrava così fragile, si chiamava Enrico Berlinguer. Gentile, ...continua a leggere "BERLINGUER, TRENTACINQUE ANNI DOPO"

di Marco Travaglini

Venticinque studentesse e studenti piemontesi, accompagnati da cinque docenti e da uno degli esperti degli Istituti storici della Resistenza del Piemonte hanno partecipato dal 30 maggio al 2 giugno al viaggio studio a Praga, capitale della Repubblica Ceca, e al lager di Terezìn. Il viaggio in questi luoghi della memoria è riservato agli studenti vincitori della 38° edizione del progetto di Storia Contemporanea, promosso dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico regionale.

Praga, una città mai uguale a se stessa. Praga si specchia, da più di dieci secoli, nelle acque della Moldava, dominata dal Castello (Pražský hrad), la più grande fortezza medievale esistente, oltre che simbolo emblematico del grande passato storico, culturale e sociale della capitale. Il centro storico della città è formato da sei quartieri che, in passato, erano città indipendenti e che vennero unificate nel Settecento: Staré Mesto, cioè la Città Vecchia, Josefov, il quartiere ebraico che, ...continua a leggere "VIAGGIO DELLA MEMORIA A PRAGA E TEREZÌN"

Noterelle sull’ideologia italica

Alla degenerazione del sistema politico corrisponde un pari degrado della comunicazione e del linguaggio. L’attuale ceto politico si distingue infatti anche per la rozzezza e la miseria culturale e linguistica. Quell’attenzione alla parola e quell’aspirazione a modelli culturali e comportamentali “alti”, di status, che avevano animato buona parte della borghesia italiana dal secondo dopoguerra in poi, non servono più. Una volta, il padrone era tale perché conosceva mille parole, mentre l’operaio ne masticava a malapena un centinaio. Ora, chi comanda parla come un ultrà della curva o come un avventore del bar. Un tempo si diceva: “Parla come mangi”. Oggi questa richiesta è pienamente soddisfatta da ministri, alti funzionari, onorevoli, manager, esperti, professionisti della politica e della comunicazione mediatica, spin doctor e think tank del potere. L’obiettivo è stato raggiunto. La bocca e la pancia costituiscono finalmente un unico armonioso tubo del tutto libero dalle antiche servitù nei confronti del cuore e della critica razionale. E quello che entra da una parte, esce dall’altra. Siamo al verbipancismo.
Quando nelle assemblee del trascorso ciclo di lotte si incontravano operai e studenti, scappavano nel fuoco della discussione la bestemmia, la “parolaccia”, la ...continua a leggere "PARLA COME MANGI?"

Una storia dentro l’incubo reale della Bosnia nei primi anni ‘90

di Marco Travaglini

Prijedor, Bosnia Erzegovina, in quella che oggi è la terza città della Repubblica serba di Bosnia (Rs), tra la primavera e l’estate del 1992 accaddero cose spaventose. Sembrava d’essere tornati ai tempi del nazismo. Gli ultranazionalisti serbo-bosniaci vogliono sradicare i “non serbi”, danno la caccia ai musulmani e lo fanno con le deportazioni e gli omicidi. Vengono creati per quest’ultimo scopo tre campi di concentramento e, spesso, di sterminio. Nomi che, alla memoria, suonano tremendi: Omarska. Keraterm. Trnopolje. In quest’ultimo luogo, composto da una scuola, una casa del popolo e un prato, vengono recluse tra le quattromila e le settemila persone. Ed è lì e nei dintorni che è ambientata la storia narrata nel libro di Luca Leone e Daniele Zanon. “Tre serbi, due musulmani e un lupo” è un racconto di fantasia, ma poggia su solide basi storiche e di testimonianza. Questo libro non è solo un romanzo, ma anche un reportage di quanto accaduto in un tempo troppo vicino a noi per non conoscere o non voler sapere. Vengono evocati un quadro terribile di violenze, sopraffazioni, omicidi, odio nazionalista e un clima allucinante, ...continua a leggere "TRE SERBI, DUE MUSULMANI, UN LUPO"

Viaggi compiuti spostandosi solo con mezzi pubblici, per incontrare e dare voce ai vissuti di donne e uomini, protagonisti loro malgrado di una delle più tragiche pagine della storia dell’umanità del nostro tempo

di Marco Travaglini

“Lungo la rotta balcanica” è il racconto di un viaggio sulla principale porta d’ingresso all’Europa e per la quale sono transitate oltre un milione di persone. Anna Clementi, operatrice e mediatrice linguistico-culturale presso il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati di Venezia, ha vissuto per alcuni anni in Siria e in Palestina. Diego Saccora opera all’interno del sistema di accoglienza del Comune di Venezia nell’ambito dei minori stranieri non accompagnati e da tempo è impegnato nel promuovere iniziative a favore dei giovani in Bosnia Erzegovina. Insieme hanno scritto questo libro importante, pubblicato da Infinito Edizioni. Due viaggi. Il primo, ...continua a leggere "LUNGO LA ROTTA BALCANICA"

Pubblicazione non periodica a cura di ass. culturale Proposta Comunista - Maggiora (NO) - CF e PIVA 91017170035
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