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Una boccata di ossigeno, il film di Pietro Perotti e Pier Milanese. Un documento unico che restituisce voce, giustizia e dignità alle decine di migliaia di operai che furono protagonisti delle lotte in quella che è stata la più grande fabbrica metalmeccanica d’Europa. “Avrei voluto esserci”, è stato il commento di un ragazzo che ha partecipato a una delle proiezioni del film organizzate da Proposta Comunista. È la conferma di quanto le ragioni della ribellione al capitale non solo siano sane ma anche molto contagiose. Per questo, su di una formidabile stagione della lotta di classe è calato il cordone sanitario di un impenetrabile muro di gomma. Padron Agnelli e i suoi eredi in maglione di cachemire sono vendicativi. Non hanno perdonato a quella classe operaia di aver messo a nudo le loro meschinità e l’hanno condannata al silenzio. Il pensiero (oddio, la parola è grossa…) unico craxiano e berlusconiano, fino all’ultima variante renziana, hanno eseguito la sentenza della damnatio memoriae. Negli stessi archivi della RAI, il famoso servizio pubblico, sono spariti filmati e ampex che documentavano quelle lotte quando invece sono custoditi con le più amorevoli cure i gorgheggi del quartetto Cetra. ...continua a leggere "SENZA CHIEDERE PERMESSO. MEMORIE OPERAIE A MIRAFIORI / Reprint"

È il secondo volumetto di Novecentodonne, uscito nello scorso ottobre per i tipi dell’editore milanese Unicopli. Nata da un’idea di Miriam Mafai, la collana è stata inaugurata nel marzo 2015 con un contributo di Livia Turco, La Repubblica delle donne, e con la contemporanea pubblicazione della biografia di Lica Steiner, curata dalla figlia Luisa (a cui è stata affidata anche la direzione di Novecentodonne) e da Mauro Begozzi.
L’iniziativa di Unicopli contribuisce a contrastare quella oscura ondata di smemoratezza e ignoranza che inquina alle radici il nostro quotidiano e a colmare un vuoto che investe soprattutto la presenza femminile nel nostro recente passato. In agili e al tempo stesso rigorosi profili biografici, il lettore trova raccolti quei fondamentali riferimenti ad avvenimenti, immagini e scritti che permettono di restituire dignità e importanza a figure ingiustamente emarginate o dimenticate. Si tratta di riprendere la riflessione sulla vita di donne coraggiose e rivoluzionarie del ...continua a leggere "NOVECENTODONNE: GISELLA FLOREANINI / Reprint"

Il 9 giugno 1815 chiuse i battenti il Congresso di Vienna al quale, accanto a tante colpe, è riconosciuto il merito dell’abolizione della “tratta” degli schiavi. La fine della tratta, cioè del commercio degli schiavi, non fu la fine della schiavitù, ma rappresentò un importante passo in avanti in quella direzione. Se consideriamo che quella decisione fu caldeggiata da una simpatica congrega di forcaioli come il principe von Metternich, l’eminenza grigia dell’oppressione asburgica sull’Italia, il principe de Talleyrand, un vero maestro di opportunismo, il conte Nesselrode, rappresentante del più feroce regime di allora, l’autocrazia zarista, o il duca di Wellington, artefice di una delle prime grandi stragi di operai in lotta, il massacro di Peterloo del 1819, c’è da stupirsi. Tra balli e feste – qualcuno si lamentò che il ...continua a leggere "CENTENARI PROIBITI: L’ABOLIZIONE DELLA TRATTA DEGLI SCHIAVI / Reprint"

Gianfranco Bettin, Giuseppe Ciarallo, Maria Rosa Cutrufelli, Angelo Ferracuti, Marcello Fois, Carlo Lucarelli, Milena Magnani, Giampiero Rigosi, Stefano Tassinari, Massimo Vaggi, Bruno Papignani, Lavoro vivo, Roma, Edizioni Alegre, 2012, pp. 187

Le parole del lavoro sono, secondo l’espressione di Angelo Ferracuti, carnali. C’è anche un detto: quando un lavoratore novello, di primo pelo subisce per la sua precipitazione o sprovvedutezza il primo infortunio, in genere di poco conto, si dice che “il mestiere s’incarna”. Lavoro Vivo, l’antologia promossa dalla FIOM bolognese, vive di parole carnali. Dieci scrittori professionisti scandagliano alcune dimensioni del lavoro presente e passato riprendendo un filone della letteratura italiana certamente non dominante ma comunque dotato di rilievo e dignità. Ne emerge un quadro complesso, coinvolgente e commovente, contraddittorio anche, come discordante è la realtà dei rapporti di produzione. Dieci storie di violenza e di sfruttamento di cui sono protagonisti immigrati nei cantieri, negli appalti, nelle piantagioni, emigranti italiani, lavoratori precari o in nero, aristocrazie operaie orgogliose del loro mestiere e delle loro lotte, operai licenziati dal padrone “progressista” per aver difeso la loro dignità. Ci sono anche vuoti e assenze. Per ...continua a leggere "LE PAROLE CARNALI / Reprint"

Saverio Ferrari, Fascisti a Milano da Ordine nuovo a Cuore nero, Pisa, Edizioni Biblioteca Franco Serantini, 2011, pp. 150

Di fronte all’indifferenza dei mass media e alla caduta di attenzione della sinistra istituzionale nei confronti del neofascismo, questo lavoro di Saverio Ferrari si distingue per metodo, rigore e carica militante. La responsabilità di mantenere la memoria, riannodare i fili del passato e analizzare lo scontro sociale nelle sua crudezza e complessità ricade sempre più sulla sinistra comunista. Sono terreni questi su cui si giocano partite decisive.
Le vicende del neofascismo milanese sono ricostruite nel libro con precisione sulla base di documenti, atti giudiziari, sentenze e, avverte Ferrari, “relativamente ai processi ancora in corso prevale ovviamente il principio della presunzione d’innocenza”. Un’indicazione ancora più utile se consideriamo da una parte gli esiti ...continua a leggere "FASCISTI A MILANO E NON SOLO / Reprint"

“Romanzo di una strage”: un film doppiamente doloroso quello di Marco Tullio Giordana sulle bombe di piazza Fontana del 12 dicembre 1969. Doloroso per i fatti storici che rievoca (di storia e di sangue infatti si parla e non di cronaca o di favola). E doloroso per il modo con cui porta sullo schermo quella stagione. Uno dei momenti centrali della scontro politico in Italia viene mutilato e straziato, privato della sua sostanza di classe e compresso in spezzoni di biografie parallele. Una vicenda così complessa e difficile da comunicare viene falsata da errori madornali, invenzioni gratuite e teoremi risibili. Il regista si è infatti affidato alla consulenza del giornalista parlamentare Paolo Cucchiarelli la cui inverosimile ricostruzione dei fatti è stata demolita, prima e dopo l’uscita del film, dal buon senso e dagli interventi documentati di Aldo Giannuli, Corrado Stajano, Saverio Ferrari, Adriano Sofri e altri. ...continua a leggere "ROMANZO DI UNO STRAZIO / Reprint"

Matteo Pucciarelli, Gli ultimi mohicani. Una storia di Democrazia Proletaria, Roma, Edizioni Alegre, 2011, pp. 191

La ‘cultura della sconfitta’ ha impregnato quanto della nuova sinistra è riuscito ad approdare sulle sponde del terzo millennio e il libro di Matteo Pucciarelli sulla storia di Democrazia Proletaria indubbiamente ne porta il segno. Forse, non valeva la pena di richiamare il mito creato nel 1826 da James Fenimore Cooper. Tuttavia, è un dato di fatto che gli ultimi mohicani sono ormai diventati uno dei simboli di una resistenza sempre più difficile e frammentata allo strapotere del capitale globale.
Il lavoro di Pucciarelli fa seguito a quello di William Gambetta (Democrazia Proletaria. La nuova sinistra tra piazze e palazzi, Milano, Edizioni Punto Rosso, 2010, pp. 276), due riflessioni molto diverse, ma che hanno il pregio di richiamare l’attenzione e di abbozzare una prima riflessione su una delle formazioni più anomale e più originali della nuova sinistra italiana. Non è frequente trovare un partito senza segretario. E quando, dopo una lunga discussione, questa carica fu sdoganata e, dal 1984 al ...continua a leggere "E I MOHICANI RIMASERO FUORI DAL PALAZZO / Reprint"

È possibile pensare la rivoluzione comunista nel secondo millennio? Lo è. Anzi è inevitabile sia per dare continuità a un lungo e appassionante dibattito teorico sia per la necessità di un riscatto materiale e morale dell’umanità di fronte alle devastazioni della finanza globale e del capitalismo. In questo modo si può sintetizzare il significato del convegno “Il pensiero di Gramsci e il XXI secolo” organizzato da Casa Gramsci a Orta sabato 26 novembre. Un pubblico numeroso e attento, quasi un centinaio di compagne e compagni, ha stipato le due stanzette al pianoterra di palazzo Ubertini per ascoltare e discutere le relazioni di Angelo D’Orsi, docente di Storia del pensiero politico contemporaneo all’Università di Torino, ...continua a leggere "IL PENSIERO DI GRAMSCI E IL XXI SECOLO / Reprint"

Loro, gli operai pensavano che questo potesse capitare

sol tea Fiat, pa’ esenpio, tee fabriche
massa grande, sgionfàdhe de operai,
de lòte sindacài
[solo alla Fiat, per intenderci, nelle aziende
troppo grandi, gonfiate di maestranze,
di lotte sindacali]

Pensavano di essere al riparo dalla tempesta e che questo non potesse mai succedere nel Nord Est del miracolo economico, dove “sbàtoea e dovér / no’ i ‘à mai fat rima in fra de lori” [brontolio e dovere / non hanno mai fatto rima fra loro]. Invece, non sono serviti a nulla i silenzi, la passività, l’autosfruttamento, la mancanza di coscienza di classe, la fede nell’ideologia del mercato globale e del consumo. Per loro, la mobilità, “che vol / dir «a casa, a spasso» senza schèi / chissà fin quando.” [che vuol / dire «a casa, a spasso» senza salario / chissà fino a quando”], è arrivata ugualmente lasciando incredulità e desolazione, corone di spine e sguardi nel vuoto. Il gigantesco moloc del capitale, come sempre, ha ripagato in questo modo crudele i suoi piccoli e sprovveduti figli, svelando brutalmente davanti ai loro occhi la realtà profonda dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Quella che Fabio Franzin racconta nelle due raccolte di poesie Fabrica (Atelier, 2009) e Co’e man monche (Le Voci della Luna, 2011) è la parabola che, nei decenni successivi agli anni ‘80 e in modo particolare in questi ultimi tre anni, hanno attraversato centinaia di migliaia di lavoratori espulsi dalla produzione e gettati ai ...continua a leggere "FABIO FRANZIN, da FABRICA a CO’E MAN MONCHE / Reprint"

Paola Mastrocola, Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare -

Osannato dal pedagogo più amato dal partito dell’amore Giorgio Israel e confortato da un immediato successo di vendite – che conferma ancora una volta come in Italia si continui a leggere poco e soprattutto malamente – è in libreria Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare. Più che un saggio pare un romanzetto. La protagonista, una matura professoressa di un liceo torinese, vagheggia una specie di scuola a tre teste come il mitologico Cerbero: una per i futuri manovali, un’altra per la massa digitalizzata piuttosto rincoglionita e un’altra per i pochissimi che oggi vogliono studiare e domani comandare.
Sette anni dopo La scuola raccontata al mio cane, la prof Mastrocola torna dunque a dimenarsi sui problemi della scuola italiana. Del povero Perry Bau, l’uditore canino di quel primo libro, non si ha notizia. Il tapino dev’essere stato annientato dall’ingrata fatica di far da cavia a quel groviglio inestricabile di parole stampate. Il nuovo titolo promette meglio. Non sottopone a prove crudeli il migliore amico ...continua a leggere "TOGLIAMO IL DISTURBO? ALMENO! / Reprint"

Pubblicazione non periodica a cura di ass. culturale Proposta Comunista - Maggiora (NO) - CF e PIVA 91017170035
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