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«Fossalta me la ricordavo ridotta dalle bombe a cumuli di macerie, al punto che neppure i topi ci potevano abitare»

di Marco Travaglini

Così scrisse Ernest Hemingway sul “Daily Star” di Toronto nel luglio del 1922. L’articolo,intitolato “Visita di un reduce al vecchio fronte”, venne pubblicato quattro anni dopo la tragica notte tra l’8 e il 9 luglio del 1918 quando  —  una ventina di giorni prima del suo 19° compleanno  —  venne colpito dalle schegge dell’esplosione di un colpo di un mortaio austriaco a corta gittata.
Il giovane Hemingway, volontario arruolasi durante la prima guerra mondiale come autista d’ambulanza della sezione statunitense della Croce Rossa (era stato escluso dai reparti combattenti a causa di un difetto alla vista), cercò di mettere in salvo i feriti quando fu colpito alla gamba destra da proiettili di mitragliatrice che gli penetrarono nel piede e in una rotula.
Il luogo in cui lo scrittore fu ferito è noto come “Buso Burato”. Lì l’acqua del Piave si dirige verso Fossalta, seguendo una linea di anse disegnate a “elle”. E lì, tra le due ...continua a leggere "IL “FRONTE DEL PIAVE” DI ERNEST HEMINGWAY"

Una “bestia” rossonera da un quintale e mezzo a serbatoio asciutto...

La Gilera 300 Bicilindrica del 1958, tenuta come un gioiello, era di proprietà del Partito. Brunello l’aveva in uso per svolgere la sua attività d’ispettore de “L’Unità” nelle varie edicole del Piemonte nord orientale, della Valle d’Aosta e della Lomellina pavese. Una “bestia” rossonera da un quintale e mezzo a serbatoio asciutto, capace di fare trenta chilometri con un litro e di schiaffargli in faccia il vento marciando a centoventi all’ora. Brunello ne era l’orgoglioso affidatario e l’accudiva prestandole tutte le attenzioni.
Il suo era un lavoro duro, sfiancante. In sella alla Gilera, macinando chilometri su strade polverose e sconnesse, costeggiando campi e risaie, attraversando borgate contadine e paesini minuscoli e sperduti, abbarbicati sui monti. Quando pioveva, e accadeva spesso, la moto e il suo autista si trasformavano in statue di fango ma niente, in nessuna stagione e con qualsiasi tempo, poteva interrompere la ...continua a leggere "LA GILERA DI BRUNELLO… PARDON, DEL PARTITO"

Ottant’anni fa venivano promulgate le leggi razziali con le quali il fascismo escluse gli ebrei dalla società italiana. Ottant'anni sono poco meno di un secolo e da allora sono accaduti un incredibile quantità di fatti e l’intera storia del ‘900 venne influenzata dall’impronta razzista dei regimi totalitari. Ottant’anni dopo va posta grande attenzione verso fatti che possono apparire lontani e che invece hanno una tragica eco ai giorni nostri, quando si scopre che i semi dell’intolleranza e dell’odio, accompagnati dai demoni della supposta supremazia razziale, sono ancora terribilmente vivi e prosperanti. Per contrastare i germi di questa intolleranza che rischiano di moltiplicarsi e crescere, occorre rammentare la storia contemporanea del nostro paese.
Una storia che il 14 luglio 1938 vide “Il Giornale d’Italia” pubblicare il testo intitolato “Il fascismo e i problemi della razza”, più noto come il Manifesto della Razza. Firmato da alcuni scienziati e docenti italiani, quel testo stabiliva inconfutabilmente la suddivisione dell’umanità in razze differenti, l’esistenza di una razza italiana pura, non corrotta dalla presenza di altre popolazioni nonché, all’articolo 9, la non ...continua a leggere "OTTANT’ANNI FA LA VERGOGNA DELLE LEGGI RAZZIALI"

 Duecento anni fa, nasceva a Treviri in Germania Karl Marx. Dal vecchio cuore dell’Europa, egli lanciava al mondo il più generoso e il più potente dei messaggi di liberazione: «Proletari di tutti paesi, unitevi!» Il più generoso, perché lui, filosofo, emancipava il pensiero umano dalla schiavitù della speculazione fine a se stessa, comunque destinata a giustificare ingiustizie e sfruttamento e a puntellare l’ingordigia dei dominatori. Il più potente, perché dava alla classe degli sfruttati lo strumento principale per emanciparsi cioè la lotta, attraverso la quale i lavoratori si unificano, si organizzano, diventano soggetto politico e pongono con forza la necessità del ribaltamento dei rapporti di produzione. Ebbene, in duecento anni quella classe cosciente ha scritto pagine rivoluzionarie, gloriose e commoventi della storia dell’umanità, ne ha cambiato il corso, come un immenso mare, è salita alta, tutto travolgendo, per poi rifluire. Non si sentano sicuri gli sfruttatori globali di oggi: non hanno affatto vinto perché l’energia sterminata di quel mare è più che mai vitale e terribile. Aspetta solo il momento di scatenarsi.

Situato nella regione del Brandeburgo, 80 chilometri a nord est di Berlino, il campo venne costruito tra i primi del sistema concentrazionari nazista

di Marco Travaglini

Quest’anno, alcuni dei gruppi di studenti distintisi nel Progetto di storia contemporanea bandito dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte ( giunto alla 37° edizione) visiteranno Berlino e i lager nazisti di Sachsenhausen e Ravensbrück, mentre altri si recheranno a Mauthausen, in Austria, e alla Risiera di San Sabba a Trieste.

Donne nelle baracche a Ravensbrück. Ravensbrück, conosciuto come “il lager delle donne”, ha una storia molto particolare e terribile. Situato nella regione del Brandeburgo, 80 chilometri a nord est di Berlino, il campo venne costruito tra i primi del sistema concentrazionario nazista, nel 1939, allo scopo di internare le ...continua a leggere "RAVENSBRÜCK, L’ORRORE NEL LAGER DELLE DONNE"

“Testa per dente” s’intitola la mostra sui crimini di guerra nazifascisti sul confine orientale allestita a Verbania dalla Casa della Resistenza e dalla Stella alpina. Il titolo viene da una circolare, la famigerata «3 C» del 1 marzo 1942, tristemente nota a chi si sia occupato dei territori balcanici invasi dall’esercito italiano. In quel documento, emanato da Mario Roatta (1887-1968), il comandante della II armata italiana spronava ufficiali e soldati a rispondere a qualsiasi atto di ribellione delle popolazioni non secondo il principio pur barbarico del «dente per dente» (la legge del taglione del codice Hammurabi…) ma secondo quello terroristico di una «testa per dente». Che cosa s’intendesse per «testa» lo aveva ben spiegato il governatore del Montenegro, il generale Alessandro Pirzio Biroli (1877-1962), il quale in un suo bando del 12 gennaio 1942 avvertiva che, per ogni ufficiale italiano ucciso, sarebbero stati passati per le armi cinquanta civili e, per ogni soldato italiano ...continua a leggere "NON DIMENTICHIAMO I CRIMINI NAZIFASCISTI IN JUGOSLAVIA"

Ricordare l’abbattimento dei cancelli di Auschwitz equivale a ricordare tutte le deportazioni, pensando al tutti coloro che hanno vissuto la terribile esperienza dei campi di sterminio, i sopravvissuti che non si sono mai stancati di raccontare che «questo è stato», e i milioni di uomini, donne e bambini che nei campi di sterminio sono stati annientati, annichiliti, uccisi. Il giorno di Auschwitz ci obbliga a ricordare la deportazione degli ebrei e tutte le altre, come quella dei Rom che caddero vittime dello stesso atroce destino. Il nazismo li dichiarò "razza inferiore” e così furono costretti all’internamento, al lavoro forzato, e, infine, allo sterminio. Per raccontare ciò che accadde si può usare una loro parola: Porrajmos oppure Samudaripen. In ...continua a leggere "A FORZA DI ESSERE VENTO…"

Lo scorso 17 aprile, lunedì di pasquetta, la compagna Annamaria Prandina è stata trovata morta nella sua abilitazione di Novara, dove viveva sola dal momento della lungodegenza della sua unica figlia.
Con le parole di Teresa Noce, la mitica Estella delle brigate internazionali e della Resistenza, si era definita “brutta, povera e comunista”. Era il suo un atteggiamento di sfida, una dimostrazione di coraggio e, al tempo stesso, la coscienza del male di vivere per chi nasce proletaria. Riviveva in lei quello spirito combattivo delle donne “forti” della nostra tradizione socialista e comunista come Nina Seccatore, la Wanda dei primi scioperi nelle risaie agli inizi del ‘900; come Maria Giudice, alla testa durante la prima guerra delle lotte alla Manifattura Lane di Borgosesia; come Abigaille Zanetta, irriducibile antimilitarista e internazionalista; come le mondine ...continua a leggere "ANNAMARIA PRANDINA"

di Marco Travaglini

Era la sera del 30 giugno 1990. Ventisei anni fa, a Firenze. L’orologio indicava che di lì a poco sarebbero scoccate le 19,30 della sera e allo stadio Comunale ( quello che oggi porta il nome di Artemio Franchi) faceva un gran caldo. Nell’aria ferma e umida non c’era verso di trovare un briciolo di refrigerio. Ai calci di rigore si stavano decidendo i quarti di finale dei mondiali di calcio tra l’Argentina di Maradona e la Jugoslavia dei tanti talenti balcanici. Dopo 120 minuti di calcio a decidere fu un rigore di Faruk Hadžibegić, un difensore, maglia blu numero cinque della nazionale della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. Quello che, due anni dopo, fu ...continua a leggere "L’ ULTIMO RIGORE DI FARUK, STORIA DI CALCIO E DI GUERRA / Reprint"

di Marco Travaglini

Nel periodo più buio della storia italiana, durante l’occupazione nazifascista dell’Italia del nord, la Repubblica partigiana dell’Ossola ha rappresentato il primo tentativo organizzato di rinascita democratica del paese. Per più di quaranta giorni, dal 10 settembre al 23 ottobre del 1944, oltre ottantamila cittadini furono i protagonisti del governo di un vasto territorio all’estremo nord del Piemonte, al confine con la Svizzera, dandosi un ordinamento repubblicano ed una legislazione che sarà in parte riproposta e rivalutata nella Costituzione italiana del 1946. La vicinanza con la Confederazione Elvetica consentì di seguire con interesse e attenzione le vicende di questo territorio libero anche da parte della stampa internazionale. Una storia, quella dei “quaranta giorni di libertà”, breve ma ricca di ...continua a leggere "LA RINASCITA DEMOCRATICA DEL PAESE La “Repubblica” della Val d’Ossola / Reprint"

Pubblicazione non periodica a cura di ass. culturale Proposta Comunista - Maggiora (NO) - CF e PIVA 91017170035
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