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Sabato 5 marzo, commemorazione del 77° anniversario dell'eccidio della Pozzasca di Serravalle Sesia. Il ritrovo è alle ore 13.30 in piazza Antonelli di Maggiora e alle 14.30 al monumento ai partigiani della 84a "Strisciante Musati" presso il cimitero di Lozzolo. Quest'anno la memoria del sacrificio dei caduti della Pozzasca assume un particolare significato per la condizione di emergenza bellica e per attualizzare i valori della Resistenza: NO alla guerra! Rispetto dell'art. 11 della Costituzione e nessun coinvolgimento dell'Italia in operazioni armate! Fuori la NATO dall'Italia! Solidarietà con i popoli vittime del conflitto!  La locandina dell'evento:

Pozzasca 5 marzo 2022

 

Proponiamo il contributo di Davide Conti postato l’11 febbraio 2022 su “Rifondazione comunista”

Il lager fascista di Arbe

Lettera agli ex jugoslavi. Ieri [10 febbraio 2022] una circolare del Ministero dell’Istruzione ha paragonato le foibe alla Shoah giungendo all’estremo della falsificazione storica. Ci saranno polemiche ma basterà dichiarare che è stata una svista. Intanto però questo aberrante concetto lo faremo circolare pubblicamente ed è questo l’importante perché sarà il primo passo per una sua diffusione nel senso comune.
Cari amici della ex-Jugoslavia, Vi scriviamo dopo che qui in Italia è appena trascorso il giorno del ricordo istituito per commemorare le vittime delle foibe del settembre-ottobre 1943 e del maggio 1945.
Sappiamo che il 10 febbraio è una data storica che riguarderebbe il Trattato di Pace di Parigi del 1947 e non le foibe, ma questa fa parte del modo italiano di rileggere il passato.
È un giorno importante poiché grazie a questa memoria selettiva; alla retorica istituzionale che da anni la accompagna; alla strumentalizzazione che ne fa l’estrema destra parlamentare e non; alla messa all’indice degli studiosi che osanodiscuterlo, noi possiamo usare il ricordo per dimenticare.

Nel giorno del ricordo noi dimentichiamo:

...continua a leggere "IL GIORNO DEL RICORDO ITALIANO È FATTO PER DIMENTICARE"

Particolare di un manifesto fascista della RSI

La giunta di destra della Regione Piemonte ha deciso di propagandare il Giorno del ricordo con un manifesto-locandina che “ricorda” anche le grafiche della repubblica di Salò (un doppio ricordo, dunque): ombre fosche e rosso violento; comunisti armati, enormi e mostruosi con inquietanti stelloni rossi infuocati in testa; piccole, innocenti vittime in… giacca e cravatta che fuggono terrorizzate. La provocazione non è nuova, né originale (ricordate i manifesti elettorali della DC in piena guerra fredda?), era prevedibile e non sarà certamente l’ultima. In realtà, la volgare retorica del manifesto, e la violenta falsificazione storica che porta con sé, sono gli aspetti più appariscenti ma meno importanti di una manovra politica rozza ma ben più ambiziosa i cui obiettivi vanno ben al di là delle polemiche di questi giorni. Per capire meglio, ne ricostruiamo il backstage che vede all’origine due insospettabili espressioni della società civile e dell’attività artistica piemontesi: la Fondazione Circolo dei lettori e l’Anonima fumetti di Torino. Non sappiamo fino a che punto questi due sodalizi siano soddisfatti del loro coinvolgimento in questa squallida vicenda, ma il modo con cui sono stati strumentalizzati dalla giunta regionale di ...continua a leggere "IL GIORNO DEL RICORDO IN UN MANIFESTO VERGOGNOSO"

Non c’è altro da aggiungere. Con l’elezione del Presidente della Repubblica, la parabola della degenerazione del sistema politico italiano ha compiuto un altro passo in discesa. Il dato fondamentale è stato l’incapacità di questo ceto politico di selezionare al suo interno e di candidare una solo faccia minimamente presentabile. Il che, tra l’altro, la dice lunga sul rispetto e sulla fiducia che i parlamentari ripongono nei confronti di se stessi, dei loro colleghi e del loro ruolo. Nei nomi proposti durante gli scrutini alla fine si è trovato un po’ di tutto come in una vecchia soffitta dal tetto squarciato: qualche vecchia cariatide della balena bianca; topi di ministero; sinistri scricchiolii di servizi di sicurezza (nome che, solo al pronunciarlo, evoca alcune tra le pagine più tetre della repubblica); magistrati; avvocati e ministri berlusconiani. Mancava solo, ingiustamente dimenticato, il bibliotecario Giuseppe Garibaldi del film di Claudio Bisio.  Il tutto è stato abbondantemente annaffiato da ...continua a leggere "UN ALTRO SPETTACOLO INDECOROSO"

La sinfonia n.7 di Šostakovič, l'eroismo di una città e la miseria del revisionismo

Il 22 giugno 1941 la Germania nazista scatenò l'assalto all'Unione Sovietica. La città di Leningrado era uno dei tre obiettivi prioritari dell'Operazione Barbarossa a causa della posizione strategica della città, la presenza della base della flotta del Baltico e di importanti industrie oltre che del valore simbolico che rappresentava agli occhi di Hitler la culla del bolscevismo sovietico. Il generale Halder annotò nel proprio diario, l'8 luglio del 1941: “l'inflessibile decisione del Fuhrer è di radere al suolo Mosca e Leningrado onde disfarsi interamente della popolazione di queste città”. La sua mancata conquista fu una delle più dure sconfitte della “guerra lampo” che Adolf Hitler aveva sognato di terminare in sei o otto settimane. Il 30 agosto 1941, le divisioni tedesche raggiunsero il fiume Neva, tagliando le comunicazioni ferroviarie e, con esse, la possibilità di rifornire di viveri e materiale bellico la città. L'8 settembre l'accerchiamento era completo. Iniziò così un assedio che sarebbe ...continua a leggere "RICORDO DEGLI EROI DI LENINGRADO"

Novara - Cotonificio Olcese

Getta uno schizzo di fango e fuggi. Meglio se in bicicletta. Così si può riassumere la strategia comunicativa di “Striscia”, una delle peggiori armi di distrazione di massa dell’ormai arrugginita corazzata mediatica di Mediaset. Infatti, il «reportage terrificante» di lunedì 17 gennaio sul degrado delle aree industriali dismesse della città di Novara si è risolto, al solito, in uno scoop scandalistico teso ad accrescere la paura e lo schifo che fermentano e gorgogliano nelle “pance” dei telespettatori e ad alimentare strette repressive e domande di vecchie e noiose politiche securitarie. In realtà, le immagini che sono passate sullo schermo non sono certo dissimili né più indigeste di quelle che si potrebbero registrare nelle altre città italiane e da tempo immemorabile. E qui basta andare con la memoria agli anni Settanta, alle stragi dell’eroina che ha maciullato intere generazioni e consentito di accumulare quei capitali che poi le mafie hanno investito nell’economia legale e hanno usato per infettare un sistema politico già ampiamente corrotto. E l’eroina, anche se i media fanno finta di non accorgersene, continua ancora oggi ad ammazzare. D’altra parte, il biscione di Striscia non ha speso una parola sulle cause e sulle radici profonde di questo degrado né sulle pesanti responsabilità politiche e sociali che non possono certo essere caricate sulle spalle di invisibili “pachistani di merda” che si aggirano ...continua a leggere "STRISCIA LA… NOVARA"

Imprigionata, violentata e costantemente intimidita dalle forze di sicurezza marocchine

L’irrisolta questione dell’autodeterminazione del popolo Saharawi e del rispetto dei diritti umani dei suoi cittadini torna in questi giorni d’attualità anche a seguito di dispute diplomatiche con la vicina Algeria e dell’intervento dell’O.N.U. Si tratta di una questione, quella legata al Sahara Occidentale e alle violenze perpetrate dalle forze di sicurezza marocchine contro i militanti Saharawi, che trova nella vicenda di Sultana KHAYA. L’attivista Saharawi è diventata nel tempo, forse anche suo malgrado, il simbolo della lotta di un intero popolo. Sultana Khaya è Presidentessa della Lega per la difesa dei diritti umani e contro il saccheggio delle ...continua a leggere "SOLIDARIETÀ CON LA MILITANTE SAHARAWI SULTANA KHAYA"

Il 30 novembre 1943, le prime bande partigiane della Valsesia e dell’Ossola guidate dai mitici comandanti Vincenzo Moscatelli, Cino, e Filippo Maria Beltrami, il capitano, fecero una puntata sul centro industriale di Omegna. Con un sentimento misto fra lo stupore e l'entusiasmo, gli operai metallurgici e la popolazione accolsero i primi combattenti che rimasero in città fino al pomeriggio intessendo contatti preziosi, recando un po’ di conforto alle loro famiglie duramente provate dalla miseria e dalle disastrose guerre del duce, procurandosi armi e rifornimenti. Verso le ore 16, calate le tenebre invernali, quando i partigiani si erano ormai ordinatamente allontanati, giunsero i fascisti che si misero a percorrere in lungo e in largo una città deserta, urlando e sparando a casaccio su ogni ombra. Un bambino di cinque anni che giocava sul balcone di casa fu raggiunto dai proiettili dei repubblichini. Spirò poco dopo all’ospedale. Il 3 dicembre si tennero le esequie del piccolo alle quali parteciparono numerosi e senza armi molti partigiani delle vicine montagne. Nel lungo e dolente corteo funebre, durante il quale l’intera popolazione si raccolse attorno ai genitori, spiccava una corona di fiori con scritto «I patrioti non Ti dimenticheranno». E furono di parola. In queste settimane di polemiche sul futuro “presidente patriota”, tanto invocato dai neofascisti, fa bene ricordare che, in questo povero paese, ci sono stati e ci sono patrioti e “patrioti”. Fardelli d’Italia ha ...continua a leggere "C’È PATRIOTA E “PATRIOTA”"

Pubblicazione non periodica a cura di ass. culturale Proposta Comunista - Maggiora (NO) - CF e PIVA 91017170035
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