di Marco Travaglini
Ventitre anni fa, nell’aprile del 1996, usciva per Baldini & Castoldi , “Il pesce elettrico” di Enrico Fovanna, il primo e forse unico romanzo scritto da un italiano sul popolo curdo (premio Stresa 1996 e premio Festival Romanzo Esordiente, Salone del Libro di Torino 1997). Un mese prima dell’uscita del libro, Fovanna – all’epoca trentaseienne, nato a Premosello in Val d’Ossola, nel nord del Piemonte – era stato arrestato dalla polizia turca a Diyarbakir. Curiosamente il libro racconta proprio la vicenda di Pietro, un reporter incarcerato da Ankara perché sospettato di collaborare con il Pkk, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, movimento che si batte per la liberazione del popolo di quella che è stata definita «la più grande nazione al mondo senza stato». In uno dei rari casi in cui la fantasia letteraria precede la realtà, il protagonista de “Il pesce elettrico” – inviato di guerra italiano – scompare nel momento in cui viene liberato – cinque anni dopo l’arresto – e lo fa mentre tre colleghi del suo giornale (due uomini e una donna: Stefano, Alfredo e Barbara ) sono partiti con lo scopo di rintracciarlo. ...continua a leggere "IL PESCE ELETTRICO E IL KURDISTAN"