In tutte le disinvolte chiacchiere sulle elezioni dei prossimi 20 e 21 settembre, una sola certezza risulta confermata: la confusione. Una confusione senza limite né vergogna. I media parlano di «referendum confermativo», come se quell’aggettivo invitasse implicitamente a confermare la legge di revisione costituzionale, quindi a votare “sì”, in contrapposizione al «referendum abrogativo» in cui si sarebbe indotti invece a votare “no”. In realtà, nella Costituzione italiana, non esistono né il referendum confermativo né quello abrogativo: infatti, gli articoli 75 e 138 parlano semplicemente di «referendum popolare», senza altri aggettivi, in cui l’elettore vota, sulla base delle proprie convinzioni, “sì” oppure “no”, secondo una diversa procedura per le leggi ordinarie e per quelle costituzionali.
Una “casta” che punisce se stessa? L’argomento di cui si chiacchiera con disinvoltura è la riduzione del numero dei deputati, da 630 a 400, e dei senatori, da 315 a 200. Un taglio «lineare», dicono i bene informati, esattamente come furono «lineari» i tagli che hanno devastato il sistema pensionistico, la sanità, la scuola, lo stato sociale, svuotato le fabbriche e distrutto l’intero apparato industriale del paese. Si vocifera che gli effetti delle sforbiciate che stanno per abbattersi su Montecitorio e Palazzo Madama saranno a dir poco mirabolanti: zac! Risparmi finanziari stellari; zac! Un parlamento mostruosamente efficiente; zac! Una ...continua a leggere "“CONFERMATIVO” SARÀ LEI!"