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Celestino “Nini” Rosso, la “tromba d’oro” era nato a Mondovì nel 1926 e imparò a suonare lo strumento a fiato che lo rese celebre all’oratorio, diplomandosi poi al conservatorio. Durante la Resistenza, dai primi di giugno del 1944 fino alla liberazione, fu partigiano nella Brigata Val Maira della 2° Divisione Giustizia e Libertà, con Giorgio Bocca e Detto Dalmastro. Il suo nome di battaglia, che successivamente utilizzò nella sua carriera artistica, era Nini.

Nell’immediato dopoguerra, Rosso fu il primo trombettista italiano a dedicarsi al jazz e, sul finire degli anni Quaranta, dopo aver vinto un concorso in RAI, entrò a far parte dell’orchestra Angelini. In quegli anni animò la scena jazzistica suonando al fianco di Fred Buscaglione, Sergio Fanni, Leandro Prete e il suo amico Piero Angela che prima di diventare il grande divulgatore culturale che tutti hanno conosciuto si esibiva come talentuoso pianista con il nome d’arte di Peter Angela.

Nel ’57 Nini Rosso entrò a far parte dell’ orchestra di Armando Trovajoli e divenne noto al grande pubblico nel 1961 con La ballata di una tromba. Il suo primo disco riscosse un discreto successo e nel 1963 partecipò alla colonna sonora del film L'amore difficile, scritta dal maestro Piero Umiliani con il brano Vicolo dell'amore 43.

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La polemica sulla parificazione tra la Resistenza italiana e la reazione militare ucraina all’invasione della Federazione russa rappresenta sia un ulteriore degrado del linguaggio e delle retoriche mainstream sia un nuovo abbassamento del profilo del “dibattito” culturale e politico. Inoltre, il contesto di propaganda di guerra in cui questo paragone viene sciorinato e lo scatenarsi delle campagne d’odio e delle fobie politiche che lo circondano aggravano la portata del danno e del caos comunicativo. Infatti, da un punto di vista storico e politico, non c’è possibilità di confronto tra Resistenza italiana e guerra in Ucraina. Se invece usiamo la parola “resistenza” in senso retorico, certamente l’Ucraina si difende da un’aggressione, oppone resistenza. Ma, se scendiamo a questo livello, gli esiti potrebbero essere paradossali, perché qualcuno potrebbe considerare “resistenza” anche quella dei nazisti, quando le parti si invertirono e gli eserciti alleati occuparono la Germania. Rimanendo su questo piano, non c’è soluzione, c’è solo una gran confusione sul significato delle parole che si trasforma magicamente in disordine nelle teste (che a molti serve). Allora il senso e la qualità della resistenza devono essere definiti dai contenuti politici e di classe ed è per questo motivo che la Resistenza italiana rappresenta una realtà del tutto diversa. ...continua a leggere "C’È RESISTENZA E RESISTENZA"

A inizio primavera del 1944, le bande partigiane nel nord Italia si ingrandiscono un po' dovunque, soprattutto per l'afflusso di tanti giovani renitenti al bando di arruolamento della RSI fascista. In quel periodo nella zona del Colle di Lys (Piemonte occidentale), nacque la 17a Brigata Garibaldi intitolata a Felice Cima, un giovane ufficiale partigiano caduto in combattimento il 27 novembre 1943. La Brigata era costituita da partigiani nativi della zona e da ex militari fuggiti dalle caserme, originari tutti del cremonese. Era una formazione molto compatta e soprattutto godeva di molti appoggi locali. Per questo era molto temuta dai tedeschi che avevano perso il controllo della zona del Col del Lys a causa loro. ...continua a leggere "PER NON DIMENTICARE! LA STRAGE DEL COL DEL LYS"

Per valsesiani ma non solo, l’ultimo libro di Alessandro Orsi sulla “Piassa Granda” di Borgosesia. Come ha dimostrato Mario Isnenghi nel suo saggio del 1994, L’Italia in piazza. I luoghi della vita pubblica dal 1848 ai giorni nostri, la piazza può rivelare aspetti determinanti, a volte non altrimenti visibili, della vita sociale, dello sviluppo economico e dello stesso scontro di classe. In Italia, questo spazio urbano, antica eredità dell’agorà greca, si configura negli ultimi due secoli come il luogo pubblico della lotta politica dove alle trasformazioni nell’uso della piazza si accompagnano cambiamenti profondi della società e della vita civile. Questa considerazione ha valore non solo per i centri maggiori ma anche per aggregati più piccoli come Borgosesia. Qui, la Piassa Granda non è stata solo centro di riti collettivi, come quello carnevalesco del Mercu scurot, oppure di aggregazione sociale ma anche ...continua a leggere "UNA PIASSA “GRANDA” COME IL CUORE PARTIGIANO"

C’è stato un tempo in cui la montagna è stata uno dei simboli del riscatto nazionale

di Marco Travaglini

Emile Chanoux

Una data, un luogo e un nome. Possono bastare questi tre indizi per rintracciare, nel tempo, un segno di riscatto per le nostre montagne? La risposta è affermativa se la data è il 19 dicembre 1943, se il luogo è un piccolo centro quasi alle porte di Torino di nome Chivasso e se il nome che si cerca coincide con la “Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine”. Quanti conoscono questa storia? Probabilmente meno di quanti ci si potrebbe augurare, ma a coloro che sono consapevoli della sua importanza e del suo valore non sfugge quanto rappresenti. Si potrebbe definire, infatti, la “prova del nove” del fatto che c’è stato un tempo in cui la montagna è stata uno dei simboli del riscatto nazionale, un tempo fissato nella storia di quei mesi difficili che vanno dall’8 settembre del 1943 alla primavera del 1945.
In quelle stagioni drammatiche i monti italiani, dalle Alpi agli Appennini, rappresentarono il luogo fisico nel quale s’inscenava una lotta dura, fatta di resistenza, libertà, speranza nel futuro. A quelle montagne e a quei montanari ...continua a leggere "19 DICEMBRE 1943 IL RISCATTO DEI MONTANARI NELLA “CARTA DI CHIVASSO”"

Tra i tanti testi dedicati alla lotta di Liberazione merita di essere citato un libro poco conosciuto ma importante

di Marco Travaglini

S’intitola “Val Vigezzo. La Resistenza”, edito qualche anno fa dall’Anpi con il patrocinio del Comune di Malesco, curato da Paolo Bologna e Albino Barazzetti.
Il volume, corredato da foto d’epoca e riproduzioni di documenti, raccoglie testimonianze, racconti, frammenti di vita, episodi che — nell’insieme — offrono un interessante quadro di ciò che furono gli anni della Resistenza antifascista in questa valle al confine con la Svizzera.
Dal tremendo rastrellamento della Val Grande nel giugno del 1944 (trecento partigiani caduti in combattimento, precipitati dai dirupi o fucilati come i quindici di ...continua a leggere "LA STORIA DELLA RESISTENZA IN VAL VIGEZZO"

“Sono sempre con noi ” è il nuovo album della Band del Pian Cavallone che raccoglie storie di donne e uomini resistenti tra il lago Maggiore, la Valgrande e l’Ossola

di Marco Travaglini

In undici brani prendono corpo, tra le parole – spesso in dialetto, sfruttando pienamente l’espressività comunicativa che lo caratterizza – e la musica, i ritratti di donne e uomini che combatterono per la libertà e di luoghi e vicende legate a quei venti mesi che cambiarono l’Italia. La Band del Pian Cavallone, composta da Renato Pompilio (chitarra), Marco Modica (violino), Fabio De March (basso), Luca Maglio (percussioni) e Flavio Maglio (voce), propone un progetto di narrazione musicale che affianca l’esperienza dedicata alla memoria storica con la passione per la musica. Il nome stesso della band rappresenta un omaggio ad una delle prime formazioni partigiane che operò sulle montagne del Verbano. Con uno stile musicale e un linguaggio moderno la Band fa rivivere emotivamente le vicende di Nino Maglio, partigiano in Valgrande, di Emilio Cantalupi (Balilla), degli inseparabili Gianni Majerna e Arialdo Catenazzi, del giovanissimo Beniamino Cobianchi, trucidato a soli 15 anni, di Augusta Pavesi e Antonio Mozzanino (Fulmine), anch’essi uccisi dai fascisti. Nei testi si parla di Renato Colombo, deportato a Dora Mittelbau, ...continua a leggere "LA MEMORIA DELLA RESISTENZA NELLA MUSICA DELLA BAND DEL PIAN CAVALLONE"

Domenica 5 agosto 2018 ad Alto (CN) verrà ricordata la figura del medico e partigiano Felice Cascione, l'autore di “Fischia il Vento”

di Marco Travaglini

Domenica 5 agosto 2018, alle 11 del mattino, ad Alto (CN) nel cuore della Val Pennavaire, sul confine tra Piemonte e Liguria, verrà ricordata la figura di “U Megu”, il medico e partigiano imperiese Felice Cascione, ucciso dai nazifascisti il 27 gennaio 1944 dopo uno scontro a fuoco in località Case Fontane, nei pressi di Alto. L’iniziativa, promossa dal Comune di Alto in collaborazione con l'Anpi di Cuneo, Savona e Imperia, patrocinata e sostenuta dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale, fa parte del programma di eventi per il centenario della nascita di Cascione. La cerimonia si svolgerà in piazza San Michele dove sarà cantata “Fischia il Vento”, l’inno dei partigiani scritto proprio da Felice Cascione nel settembre del 1943 sulla musica della popolare canzone sovietica in lingua russa “Katjuša”, diffusa ...continua a leggere "ANCORA FISCHIA IL VENTO"

Pubblicazione non periodica a cura di ass. culturale Proposta Comunista - Maggiora (NO) - CF e PIVA 91017170035
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