Ricorrono, in quest’anno che si sta chiudendo, il centenario della nascita di Gianni Rodari e il quarantesimo della sua morte.
Nell’epoca del neoliberismo tronfio e apparentemente trionfante, strani destini sono riservati agli scrittori comunisti: essere dimenticati, condannati alla damnatio memoriae, oppure, quando questa proscrizione risulta impraticabile, essere completamente travisati e svuotati di contenuti rivoluzionari e liberatori. A Rodari, è capitato di peggio. Il suo lavoro e il suo pensiero sono stati oggetto di un macabro tentativo di sdoppiamento. Come Il visconte dimezzato, è stato maciullato e diviso, però con un risultato ben diverso da quello del romanzo di Italo Calvino. Infatti, da una parte, si ritrova il Rodari “Buono”, quello delle filastrocche senza riscontri col reale, quello di un vago umanitarismo adattabile a tutte le stagioni, quello di una fantasia fine a se stessa, quello di prodotto di mercato ghiotto per l’editoria e lo spettacolo. Accanto, dall’altra parte, giace il Rodari “Gramo”, il partigiano, il militante comunista, l’intellettuale organico della classe, il ...continua a leggere "GIANNI RODARI, UN COMPAGNO, UN COMUNISTA"